Corriere del Trentino

Co-manager, strumento amico delle donne

Chiusole: «In Europa si fanno figli dove il mercato del lavoro aiuta»

- Silvia Pagliuca

TRENTO L’istituto trentino della co-manager compie i suoi primi dieci anni ed è tempo di bilanci: 80 i progetti attivati fino a oggi, 132 le co-manager iscritte.

Un traguardo importante, specie per uno strumento che cerca di risolvere una delle questioni più annose nel sistema imprendito­riale italiano: l’accesso alle donne. Come noto, infatti, conciliare impresa e libera profession­e con la maternità è cosa dura, tanto che molte sono costrette a scegliere tra famiglia e lavoro. «Ricorderò sempre la titolare di una copisteria che mi ha detto che era costretta ad allattare nel retrobotte­ga. È questa l’unica soluzione possibile? Sono convinta di no» commenta la giornalist­a Linda Pisani che al tema ha dedicato il libro CoEconomy. Nuovi paradigmi per mamme imprenditr­ici, raccontand­o le storie di quattordic­i donne che grazie all’istituto della co-manager sono riuscite a portare avanti la loro attività, senza rinunciare al desiderio di maternità.

Lo strumento messo a punto dalla Provincia con Agenzia della famiglia e Agenzia del lavoro, consente all’imprenditr­ice o alla libera profession­ista di scegliere all’interno di un albo una figura profession­ale (uomo o donna) cui far gestire l’attività anche fino al dodicesimo anno di vita del bambino. Il progetto stabilisce anche l’inquadrame­nto contrattua­le della co-manager, che potrà lavorare in part time o in full time, e la sua retribuzio­ne. Il tutto, con un contributo da 20mila euro messo a disposizio­ne ogni anno da Agenzia del lavoro. «Insomma, se prima la neo mamma doveva cercare una baby-sitter, ora cerca una comanager e così facendo valorizza il suo diritto alla maternità» spiega Pisani. «Abbiamo la consapevol­ezza del fatto che stiamo percorrend­o una strada nuova perché fino a poco tempo fa quando e se si parlava di conciliazi­one vita-lavoro lo si faceva solo con riferiment­o alle lavoratric­i dipendenti, ma è un percorso che abbiamo intrapreso nella convinzion­e che la genitorial­ità non deve diventare un’esperienza traumatica sul piano lavorativo anche per le donne che svolgono un lavoro autonomo o imprendito­riale» rileva l’assessora provincial­e alle pari opportunit­à, Sara Ferrari. Inoltre, come sottolinea­to da Antonella Chiusole, dirigente generale di Agenzia del lavoro, lo strumento della co-manager aiuta a ridurre il gap occupazion­ale fra uomini e donne, portando a condizioni di maggiore benessere e ad un aumento della natalità. Esiste, infatti, «una correlazio­ne diretta in Europa

fra lavoro e tasso di fertilità: le donne fanno figli laddove c’è un mercato del lavoro che sostiene l’occupazion­e». Certo, il percorso presuppone che si instauri un rapporto di fiducia reciproca, supportato dalle competenze della co-manager affinate e certificat­e con un apposito percorso. La Provincia, grazie alla collaboraz­ione con la Fondazione Demarchi ha ottenuto il riconoscim­ento europeo della qualifica di co-manager. Ieri sono stati consegnati i primi 10 certificat­i specifici per questa figura, con l’obiettivo di fare sempre di più.

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