Le vittime sono gli adulti
Siamo un popolo di cellulari dipendenti? Ci sentiamo insicuri o a disagio in sua mancanza? Forse si, forse no. Tuttavia è innegabile che, ovunque ci si muova, si incrociano continuamente sguardi abbassati intenti a leggere messaggi più o meno criptici, a scrivere con abile destrezza e velocità invidiabile. Anche sul treno, di recente, li ho contati: non c’era nessuno senza «apparecchio» in mano. E quando usciamo senza «ci sentiamo nudi, perché abbiamo perso la nostra protesi insostituibile», ha affermato un docente di Tecnologie didattiche e di teoria e tecnica dei nuovi media. «Le vittime di questa rivoluzione? Non sono i millennials, nemmeno i cyberbulli: sono gli adulti, mamme e papà». La dipendenza da smartphone sta colpendo persone sempre più avanti con l’età. I dati Istat raccontano di una crescita importante degli adulti che usano Internet, soprattutto nelle fasce anagrafiche appena riferite: l’aumento per ogni segmento d’età (35-44, 45-54, 55-59, 60-64) è stato del 20% dal 2010 al 2015. Un dato esponenziale rispetto ai giovani, dove si sono registrate crescite del 7%. Per quanto concerne
la condizione professionale, in primo piano operai (+21%), casalinghe (+22%) e lavoratori in proprio (+15%).D’altra parte non tutti i mali vengono per
nuocere. Il piacere incomparabile di annullare ogni rapporto con il mondo esterno, di tuffarsi in toto in un’atmosfera completamente virtuale, separati
da tutto e da tutti. Che bello, non dobbiamo nemmeno sforzarci di salutare, tanto siamo assorti... Siamo diventati degli assuefatti allo smartphone Allora meglio soli, o in simbiosi con «la tecnologia», che male accompagnati, in questa nuova società del silenzio.
Claudio Riccadonna,