ATTENTATO AI RICHIEDENTI ASILO TENERE SEMPRE ALTA LA GUARDIA
La notizia dell’attentato incendiario contro la casa che accoglie i profughi a Roncone mi stimola a una riflessione. Non però sull’atto specifico che, nell’attuale frangente storico, fa parte di una serie di episodi ormai consueti, ai quali purtroppo ci stiamo abituando, bensì in merito alle dichiarazioni lette sulla stampa, tese a spostare all’esterno ogni sospetto relativo a tale azione: dal direttore del Cinformi, che definisce «buono» il rapporto con la comunità locale, al sindaco che si dice «convinto» che quel gesto non sia opera di gente di Roncone; dal parroco che perentoriamente afferma «non può essere stato un ronconese» per finire con gli abitanti che, dissociandosi, sottolineano come «non può essere stato uno di noi». Il «male», insomma, viene sempre da fuori ed è lo stesso ragionamento che sta alla base della xenofobia. Sono lo straniero o il «diverso» i soggetti portatori del «male», coloro che potenzialmente possono mettere in crisi gli equilibri di una comunità. L’incapacità di riconoscere come ognuno di noi sia sempre esposto al «male», perché dentro ognuno di noi — italiano, europeo o extracomunitario — vi è una continua tensione tra «bene» e «male», può addormentare le nostre coscienze e farci abbassare la guardia. Un confronto mai sopito al quale per natura siamo esposti, spinti da desideri egoistici che, quando non trovano un controbilanciamento nella società, ci portano ad azioni contro il prossimo. Sopite semmai sono la consapevolezza di simili equilibri e la coscienza che dovrebbe vigilare sui nostri comportamenti. Ma la coscienza individuale è anche prodotto sociale e in una società dove si esaltano individualismo e competizione anch’essa ne risente. Troppo spesso giriamo lo sguardo altrove davanti alle sgradevoli situazioni di disagio in cui versano anche persone delle nostre comunità, poi ci abbandoniamo magari a discorsi da benpensanti sull’accoglienza dei profughi, dimenticando che è quel disagio il terreno fertile nel quale qualcuno getta ad arte il seme del razzismo. Penso pertanto che non solo nessuna comunità, ma nemmeno nessuno di noi possa ritenersi immune dal «male».