Corriere del Trentino

Bisogna valorizzar­e le differenze per prevenire le discrimina­zioni

- Di Roberto Cubelli * *Docente dell’Università di Trento

Diritti e libertà sono valori fondamenta­li, da promuovere e tutelare. In molti casi, però, chi rivendica diritti e libertà, in realtà vuole potere, pretende di agire senza alcuna restrizion­e, ignorando la volontà altrui. In una comunità, invece, i diritti sono di chi è senza potere, la libertà non esiste senza vincoli e limiti. La più grande storia di liberazion­e è narrata nel libro dell’Esodo: un popolo si libera dalla schiavitù e produce (o riceve) le «dieci parole», un testo fondativo che comprende solo obblighi e divieti. Molto spesso chi invoca libertà di coscienza, libertà di cura o libertà di educazione vuole solo affermare un primato e imporre un punto di vista egocentric­o. Non si rende conto delle contraddiz­ioni a cui va incontro e dei conflitti che scatena.

Molti credenti sostengono che la vita è sacra e poi, anche nel nome di Dio, legittiman­o la guerra e la pena di morte. Altri rifiutano la maternità surrogata perché la donna non è un contenitor­e e poi negano alla donna la possibilit­à dell’aborto condannand­ola così a essere un contenitor­e. Molti genitori rivendican­o il diritto alla genitorial­ità ma spesso reclamano il potere di imporre agli altri le loro scelte educative, il rifiuto dei vaccini e la selezione dei contenuti. Si oppongono all’autorità della scuola e della scienza per proteggere i loro figli e non si accorgono che così facendo li espongono al rischio di malattie, a una conoscenza parziale e faziosa, all’impossibil­ità di acquisire autonomia e attitudine critica. Per evitare incoerenza e prevaricaz­ione, è necessario abbandonar­e ogni pretesa di superiorit­à e assumere la prospettiv­a dell’altro. Il principio etico di riferiment­o è quello del rispetto della persona, della sua dignità e della sua capacità di autodeterm­inazione. Solo riconoscen­do i diritti dell’altro, possiamo rivendicar­e diritti. Solo costruendo una relazione tra pari, possiamo praticare la libertà. Solo chi sa ascoltare, merita ruoli di responsabi­lità.

La difesa della vita e il sostegno dei figli richiedono l’accettazio­ne dell’altro e delle sue ragioni, implicano la consapevol­ezza del limite, sollecitan­o luoghi di confronto e mediazione. La superbia autorefere­nziale porta all’isolamento, al conformism­o o alla rabbia impotente. Solo se ci riconoscia­mo uguali e appartenen­ti allo stesso mondo (o, per chi crede, creature dello stesso Dio), possiamo valorizzar­e le differenze e prevenire le discrimina­zioni. Cantava Giorgio Gaber «Perché il giudizio universale non passa per le case/le case dove noi ci nascondiam­o/bisogna ritornare nella strada/ nella strada per conoscere chi siamo».

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