Dalle Droserae alle Dioneae Rare essenze per amatori
Sarraceniae, Nepenthes, Droserae, Dioneae sono piante carnivore, raramente reperibili nei soliti luoghi. Sono essenze per amatori, perché hanno bisogno di cure assidue, di terricci acidi e aborriscono l’acqua del rubinetto. Sopravvivono solo con quella distillata o piovana (dev’essere oltretutto pulita, non discesa dai tetti cittadini). Per la maggior parte le piante carnivore in commercio provengono da zone tropicali e subtropicali, perciò vanno allevate prevalentemente in serra, in ambienti caldi, umidi, molto luminosi.
Affascinanti eccezioni, adattate perfettamente al loro habitat naturale, usano tattiche diverse per procurarsi l’azoto indispensabile alla loro crescita e per moltiplicarsi. Crescono in quasi tutti i Paesi del mondo, i botanici ne hanno scoperte finora mille specie. Hanno strategie di sopravvivenza individuali, si sono specializzate in modo difforme. Hanno in comune una sola cosa: crescono in zone dove è assente l’azoto, paludi o prati bagnati. Hanno imparato a coprire il loro fabbisogno attraverso prede che intrappolano e «digeriscono», usando enzimi prodotti da loro stesse; degli insetti rimangono solamente le parti chitinose. Gli studiosi hanno individuato diverse strategie: quella di una trappola collosa, quella che si chiude sull’insetto, oppure una strategia «aspirante», o la trappola a caduta.
Le vittime sono formiche, mosche, altri insetti. Piante più capienti, soprattutto fra le Nepenthes, intrappolano persino topi e ranocchi. Queste particolari capacità hanno da secoli affascinato gli studiosi: perché tutti, anche i bambini, sanno che sono gli animali a mangiare le piante. Quando accade il contrario... I teologi erano sicurissimi: erano piante che non si allineavano a quello che diceva la Bibbia. Persino Carl von Linné, il padre della botanica moderna, le definiva «contro la natura voluta da Dio». Charles Darwin invece ne era rimasto affascinato. Aveva scoperto alcune Droserae nella brughiera del Sussex, le aveva portate a casa e aveva iniziato a studiarle. Nel 1875 pubblicò le sue scoperte nel volume Insectivorous Plants, dimostrando che erano dotate di strumenti adatti a intrappolare insetti, poi a «digerirli», sciogliendoli in liquidi per assumerne il nutrimento. Chi volesse seguire le orme di Darwin potrebbe provare a coltivare quelle tropicali. Le regole sono: si bagnano solo con acqua distillata o piovana pulita. Hanno bisogno di umidità costante nel terreno e nell’aria. Il terriccio è un miscuglio di torba bionda, sabbia di quarzo e perlite. Le piante non si concimano. Crescono bene in vasetti piccoli. Devono stare al sole per molte ore. In inverno gradiscono un periodo di riposo, alla luce, e una temperatura minima che non scende mai sotto i dieci gradi.