Gabriella Pedroni, pilota femminile che sfida i maschi
Gabriella Pedroni: «Vorrei vincere il campionato europeo»
Ha una marcia in più Gabriella Pedroni: in pista, dove lo scorso anno si è diplomata campionessa europea di velocità in montagna sconfiggendo gli stereotipi di un mondo ancora fortemente maschile e nella vita, che l’ha vista laurearsi in ingegneria civile e aprire, assieme al fidanzato Stefano Nadalini, una scuola di guida sicura. E gara dopo gara, il talento della pilota di San Michele all’Adige ha conquistato il Coni, che l’ha insignita la settimana scorsa della medaglia d’argento al valore atletico.
Gabriella, ventisei anni fa sei stata la prima bambina a gareggiare sui kart. Oggi diventi la prima donna del moto sport italiano a ricevere la medaglia nazionale al valore atletico. Come ci si sente?
«Si potrebbe dire che sono nata così: gli amici scherzando dicono che la mamma nel biberon metteva la benzina al posto del latte. In verità la mia più fortuna è stata nascere in una famiglia che si è sempre sacrificata per permettermi di praticare uno sport che, si sa, è molto costoso. Del resto, l’amore per i motori lo portiamo nel dna: mio nonno materno lavorava alle officine del ministero dei trasporti nelle Marche, mentre nel ramo paterno ho molti zii autotrasportatori».
Come hai iniziato a correre?
«Scrivendo le letterine di Natale con mia sorella Micaela e chiedendo che ci regalassero, accanto alla consueta Barbie, la macchina di Barbie. D’inverno le scarrozzavamo per ore in giro per casa, mentre d’estate papà ci portava agli autoscontri. All’inizio era un passatempo, ma poi vedendomi convinta, provò a portarmi a fare le gare con i kart a prescindere dalla stagione: era il 1990 e da allora non ho più abbandonato il circuito. Crescendo, mi sono specializzata nella velocità in montagna, su vetture da turismo a ruote coperte».
È difficile essere donne in un mondo dove, a parte il vocabolo «automobile», sono quasi tutti maschi?
«Sì, ma forse più per loro che per me; nel senso che io mi focalizzo sul confrontarmi con il più bravo, a prescindere dal suo essere uomo o donna, mentre per i maschi il fatto che a batterli sia una donna a volte diventa un problema. All’inizio me ne hanno fatte scontare tante, ma con il tempo hanno capito quanto amo questo sport e han- no imparato ad apprezzarmi».
Come ti prepari alle gare?
«Facendo la manutenzione a Ulk, la mia attuale macchina, con la consapevolezza che, anche se non ho sfondato nella Formula perché non avevo risorse economiche sufficienti, posso contare sull’affetto degli sponsor che mi accompagnano da quando ero bambina. E sulla professione di ingegnere che, tra la progettazione di un impianto o di nuovi pneumatici, mi permette di restare sempre vicina ai motori e di affiancare tanti giovani nella sicurezza stradale attraverso la Green Driving Academy, la scuola di guida sicura che ho fondato a Trento. La macchina, prima ancora che dello sport, fa parte della vita e più siamo consapevoli degli effetti delle nostre azioni su di essa, prima potremo individuare ed evitare i pericoli quando ci mettiamo al volante».
Il tuo sogno nel cassetto?
«Vincere, dopo la Coppa Europa, che si svolge prevalentemente nell’Est e che ho portato a casa nel 2014 e nel 2016, anche il campionato europeo, che prevede una gara per ogni Paese del continente».
Passione Gli amici dicono che la mamma nel biberon metteva la benzina al posto del latte L’attività Con la mia Green Driving Academy avvicino tanti giovani alla sicurezza