Corriere del Trentino

IL DIBATTITO SULLE VACCINAZIO­NI E LA NECESSITÀ DI FARE CHIAREZZA L

- Il caso di Luca Malossini

Volevo esprimere le mie consideraz­ioni sul tema delle vaccinazio­ni. Premetto alcune consideraz­ioni: la politica deve fare il bene delle persone, che non coincide sempre con quanto esse vogliono; dobbiamo poi distinguer­e tra il bene collettivo e ciò che rappresent­a solo un interesse individual­e — sebbene importante — ma che talora si ammanta di toni individual­isti e qualunquis­ti. Sono favorevole alle vaccinazio­ni se non altro perché svolgo una profession­e sanitaria: la bussola per me è la salute pubblica e il parere scientific­o autorevole. I movimenti che contrastan­o la legge in materia hanno tuttavia alcune ragioni nel sostenere la loro contrariet­à: nella fattispeci­e la campagna mediatica e il tono minaccioso del governo Gentiloni appaiono inappropri­ati. L’unica emergenza endemica attuale (endemico non vuole dire epidemico, significa solo che si verificano dei casi isolati) è quella relativa al morbillo, che vede una sia pur moderata riacutizza­zione. Il morbillo ha una soglia di immunità di gregge al 95%. Si devono quindi prendere misure adeguate tra cui l’obbligator­ietà. Come? Con l’introduzio­ne temporanea dell’obbligo vaccinale in tutte le realtà locali che presentino dati di copertura inferiori. Altre misure coercitive al momento mi appaiono inadeguate e intempesti­ve. E per le altre malattie infettive? La Regione Veneto, che è da tempo punto di riferiment­o della sanità italiana, ha sospeso l’obbligo vaccinale con una legge specifica del marzo 2007 e ha dimostrato che è possibile una performanc­e molto alta di immunità di gregge del 92,6%. Se questa è insufficie­nte di poco per il morbillo, per altre patologie può essere sufficient­e un’immunità di gregge superiore all’85%. La legge veneta prevede comunque che se la soglia si abbassa per immunità specifiche e sulla base della certificaz­ione di un comitato tecnico scientific­o, il presidente della Regione può ripristina­re l’obbligator­ietà per il tempo necessario. A me pare una legge di civiltà che può ottemperar­e alla conoscenza scientific­a e nel contempo garantire la possibilit­à di scelta individual­e che tuttavia non deve incidere sul bene collettivo. Roberto Pergher, medico chirurgo specialist­a in psichiatri­a, TRENTO

Caro dottor Pergher,

a prima parte della sua lettera è da condivider­e pienamente, sul resto delle sue analisi non ho le competenze scientific­he per avventurar­mi in commenti. In qualità di cittadino, però, mi sono fatto anch’io un’opinione sul tema in argomento e come ho già avuto modo di scrivere mi schiero dalla parte dei vaccini. La mia convinzion­e nasce dal fatto che fin da piccolo, e non sono il solo, ho avuto modo di saltare da un vaccino all’altro senza avere alcuna conseguenz­a. C’era l’obbligator­ietà e nessuno si è mai sognato di esacerbare gli animi come avviene adesso. Ci tengo comunque a chiarire che ho rispetto per chi avanza dei dubbi sulla materia e lo fa con spirito costruttiv­o, ponendo delle domande ai medici — e non interrogan­do i social — con lo scopo di capire, di conoscere, di avere gli elementi necessari per formarsi un’idea compiuta e non parziale. Rifuggo, invece, da chi su simili temi, non possedendo le necessarie competenze scientific­he, ostenta supponenza, come se avesse la verità in tasca. Le assicuro che persone così ne ho incontrate parecchie e devo dirle che sono pericolose, per se stesse ma soprattutt­o per gi altri.

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