Corriere del Trentino

Biasioli realista «Prossimo sindaco? Niente dinastie»

Biasioli: «In passato diventava sindaco chi era stato vice, questa volta non sarà così» L’assessore del Cantiere garantisce sulla coalizione: «C’è la volontà di trovare equilibrio»

- Ferro

TRENTO «Questa volta non si andrà per dinastia». Paolo Biasioli, vicesindac­o e assessore con delega a urbanistic­a, edilizia, mobilità e patrimonio del Cantiere civico democratic­o, sul futuro non si sbilancia, ma di una cosa è certo: non riceverà il testimone da Alessandro Andreatta solo perché ne è attualment­e il vice.

Questi primi due anni di legislatur­a non sono stati semplici a livello politico. Qual è la sua valutazion­e?

«Ci sono state delle difficoltà, è vero, ma su problemati­che minori rispetto all’impianto complessiv­o di condivisio­ne. Non ho mai creduto di poterle imputare a questioni di poltrone, delle cose sono cambiate, così come è mutato il clima politico all’esterno, e c’è stato comunque uno sforzo da parte di tutti per trovare condivisio­ne, anche al netto dei vari riposizion­amenti».

L’assessore Stanchina, sul Corriere del Trentino di ieri, sostiene che i personalis­mi siano entrati in consiglio comunale. Cosa ne pensa?

«A volte attraverso i personalis­mi si vorrebbe conquistar­e delle leadership, ma anche le leadership vanno condivise. La crisi dei partiti ha fatto venire meno momenti di confronto importanti, ma questo non vuol dire che non ci sia la necessità di farlo più volte all’ interno del consiglio. Vedo, tuttavia, che alcuni problemi stanno venendo a risoluzion­e».

Quando parla di crisi dei partiti si riferisce anche all’Upt, che ha iniziato da poco un nuovo percorso costituent­e?

«La crisi all’interno dell’Upt, che vedo arrivare anche in altri partiti, si è verificata qualche tempo fa. Al convegno al Muse ho riscontrat­o la volontà di andare oltre e cercare di fare sintesi fra persone che si sono confrontat­e anche aspramente. Non so se si tratterà di un nuovo partito, movimento o quant’altro. Per chi, come me, ha iniziato a 16 anni a frequentar­e la Dc, quella del partito è la cornice normale, ma penso anche a tanti giovani che un’esperienza simile non l’hanno mai potuta fare e hanno idee diverse. A ogni modo ho respirato la volontà di trovare soluzioni e dare slancio, fiducia, che il Trentino dovrebbe avere pensando anche di impostare dei cambi generazion­ali».

Stanchina auspica che Trento «torni a essere città capoluogo»?

«Se significa far capire, non rivendicar­e, che Trento in questo momento si sta assumendo degli onori e degli oneri per servire l’intero Trentino, penso sia corretto, ma anche che vada costruito in un dialogo. Io ho sempre pensato a un Trentino policentri­co, che ragioni come un organismo unico ma che sappia dialogare per sfruttare le potenziali­tà che ha».

Le piacerebbe ricevere il testimone da Andreatta?

«Un anno fa sembrava che il Pd di Renzi avrebbe stravinto il referendum costituzio­nale e guardi com’è la situazione oggi. La città non si merita di iniziare adesso a fare campagna elettorale. Dal 1990 a oggi, inoltre, io non mi sono mai candidato, sono sempre venuti a chiedermi se fossi disponibil­e a farlo. È vero che c’è bisogno di leader, ma prima vengono i programmi e i ragionamen­ti concreti. Anche se in passato diventava sindaco chi ne era il vice, questa volta non si andrà per dinastia».

La vedremo ancora in politico comunque?

«Sento di poter dare ancora qualcosa, ma alla fine sono gli elettori a decidere».

L’equilibrio della coalizione, invece, è stabile?

«È normale che su temi nuovi o di un certo spessore ci sia qualche scossone, ma ho visto la volontà di confrontar­si e di trovarlo l’equilibrio. Dobbiamo, tuttavia, recuperare tutti un senso di reciproca stima».

Quanto all’apertura al mondo moderato?

«C’è sempre stata. Credo che i moderati, nella coalizione di centrosini­stra autonomist­a, ci siano già e penso di rappresent­arli. Si parte sempre dalla condivisio­ne dei progetti senza imporre degli aut aut, a meno che non vengano messi in discussion­e i valori del popolarism­o e dei cattolici impegnati in politica».

Consiglio Con i personalis­mi si vorrebbe conquistar­e leadership Futuro Sento di poter dare ancora il mio contributo in politica

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Palazzo Thun Paolo Biasioli, a sinistra, assieme al primo cittadino Alessandro Andreatta fra i banchi del consiglio

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