Trento: «Sbagliato l’intervento della Provincia»
L’economista: «Le condizioni di Olivi sono il minimo. Il pubblico non può fare l’imprenditore»
TRENTO «Se effettivamente la società genera utile mi aspetterei che gli imprenditori si facessero avanti da soli, senza il bisogno di un appello della Provincia». Sandro Trento non vede le ragioni per cui Piazza Dante debba mettere mano al portafoglio e salvare la Funivie Folgarida Marilleva Spa. «Il modello per cui in ultima istanza arriva il pubblico con la sua rete di salvataggio, non funziona più» spiega il professore di Economia dell’università di Trento, che della classe imprenditoriale si è occupato anche nel suo ultimo libro «Imprenditori cercasi. Innovare per riprendere a crescere».
Professore, cosa pensa della possibilità che la Provincia partecipi insieme a una cordata di imprenditori all’asta per l’acquisizione della società?
«Sono perplesso, soprattutto dell’approccio. Si inizia un percorso secondo delle regole ma poi ci si spaventa e si cerca di non perdere il controllo della società, quando l’obiettivo dell’asta dovrebbe essere quello di vendere a chi è disposto a pagare di più per poi valorizzare l’investimento e recuperarlo. In passato esperienze simili, in cui si cerca in tutti i modi di favorire i cosiddetti “capitani coraggiosi”, non hanno portato a buoni esiti. Penso per esempio ad Alitalia. La mia paura è che si arrivi a una soluzione temporanea e, fra due o tre anni, ci si ritrovi in difficoltà».
Già prima dell’asta il presidente Rossi aveva stimolato gli imprenditori ad attivarsi. Potrebbe essere arrivato il
momento del riscatto?
«Se effettivamente la società genera utile mi aspetterei che gli imprenditori si facessero avanti da soli, senza il bisogno di un appello della Provincia. Molto spesso manca invece il coraggio di mettersi in gioco ma il modello per cui il pubblico garantisce in ultima istanza una rete di salvataggio non funziona più e non fa altro che perpetuare questo atteggiamento passivo dell’imprenditoria locale. Mi chiedo allora quali siano i timori rispetto all’arrivo di un soggetto esterno, magari capace di gestire la società meglio che in passato».
Nei giorni scorsi il vicepresidente Olivi ha detto che l’intervento
pubblico andrebbe condizionato a un peso importante della Provincia nella governance della società e alla creazione di un polo sciistico occidentale. Può essere una buona mediazione?
«È la condizione minima. La Provincia dovrebbe occuparsi delle politiche per il rilancio del turismo, di come attrarre nuove persone, di collegarsi ad altre aree. Non si può pensare che faccia l’imprenditore. E non è pensabile che dopo aver investito soldi pubblici, l’amministrazione non abbia la possibilità di porre condizioni sui piani di sviluppo».
I dubbi Un errore iniziare un percorso con le regole dell’asta e poi temere di perdere il controllo