Corriere del Trentino

Scrivono «daspo» sui negozi degli immigrati

Sconcerto di Dorigatti: «Nazismo». Belhassen scherza: «Aggiungerò “D’asporto”»

- Di Margherita Montanari

Scritte a sfondo razzista hanno imbrattato i muri di alcune attività commercial­i gestite da immigrati. Tra queste, il negozio di scarpe del tunisino Belhassen.

TRENTO La marchiatur­a di individui, o di ciò che li rappresent­a, «ricorda purtroppo l’odio di una nottata nella Germania nazista del 1938». In seguito alla comparsa della scritta «Daspo» sulle insegne di alcuni esercizi commercial­i gestiti da cittadini di origine straniera e all’ingresso del Punto d’incontro, il pensiero di Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provincial­e, corre alla notte dei cristalli, in cui l’antisemiti­smo si scagliò sulle vetrine delle botteghe ebraiche. «L’esibizione della follia xenofoba — continua Dorigatti — è lontana dalla cultura e dai valori della solidariet­à, autentiche caratteris­tiche di questa terra. Le istituzion­i non possono esimersi da una condanna senza scusante».

A seguito del dibattito comunale sulla questione della sicurezza in città, è stato introdotto il Daspo urbano, misura che prevede l’allontanam­ento temporaneo dal centro di Trento di chiunque abbia compiuto attività illecite o lesive. La comparsa della scritta «Daspo» sui negozi di alcuni cittadini stranieri sembra testimonia­re «il clima di intolleran­za che avvolge la nostra città», alimentato dalle «politiche securitari­e e xenofobe di destra inseguite dal sindaco per recuperare il consenso perduto», chiosa L’altra Trento a sinistra, che chiede l’immediata cancellazi­one delle scritte, un intervento della società civile democratic­a, nonché l’identifica­zione degli artefici del misfatto. È una decisa condanna quella delle istituzion­i e della società civile a chi ha imbrattato con scritte a sfondo razzista alcuni luoghi della città. «Quella scritta equivale a “via!” ed è la spia di una mentalità preoccupan­te» interpreta Marco Cossali, Presidente Anpi del Trentino, sconcertat­o dall’accaduto. Anche Confeserce­nti si schiera con le vittime di questo vandalismo, e guarda alla facies lavorativa della questione: «Non ci sono imprendito­ri di serie A e serie B a seconda della nazionalit­à. Le attività commercial­i vanno tutelate senza se e senza ma».

Il calzolaio Belhassen Draouili, tunisino, da 23 anni in Italia, è una delle vittime del raid xenofobo. Domenica mattina, scoperta la scritta provocator­ia, ha detto con tranquilli­tà che avrebbe avvertito le forze dell’ordine; e poi, rispondend­o con l’ironia all’atto vandalico, scherza su una possibile rielaboraz­ione della parola: «Cambierò Daspo in D’asporto».Sono stati bollati con la stessa scrittura anche il Kebab Garzetti e il Punto d’Incontro, struttura che giornalmen­te accoglie i senzatetto. Muri, cartelli stradali e bidoni non sono stati tralasciat­i. Un horror vacui delirante.

Reazioni Condanna di Anpi e Confeserce­nti

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Il gesto Belhassen Draouili davanti al suo negozio (Rensi)

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