LE DECISIONI VANNO CONDIVISE
Secondo l’ultima rilevazione dell’Ispat (l’Istituto di statistica provinciale), i cittadini trentini hanno una fiducia limitata nelle istituzioni locali, assai modesta nel parlamento e minima nei partiti. Come mai simili dati sono importanti? Perché la fiducia è considerata una sorta di «collante» della società e, per quanto ci riguarda, della democrazia. Senza è difficile immaginare che possano avvenire la cooperazione e il coordinamento necessari tra gli attori di un sistema democratico; e non vi è negoziazione. Come scriveva già John Locke nel XVII secolo, «la libertà dell’uomo in società consiste nel non sottostare ad altro potere legislativo che a quello stabilito per consenso nello Stato, né al dominio di un’altra volontà e alla limitazione di altra legge che ciò che questo potere legislativo stabilirà conformemente alla fiducia riposta in lui».
Se i cittadini non hanno fiducia l’uno nell’altro, difficilmente dialogheranno tra di loro. Se non ne avranno poi nelle istituzioni pubbliche, complicato accettare le decisioni o adoperarsi per cambiarle. Tenderanno piuttosto a chiudersi nella dimensione privata quando, invece, la democrazia necessita di partecipazione pubblica.
Come si può spiegare una tale crisi? Probabilmente, un fattore rilevante risiede nella distanza: più i cittadini percepiscono come lontane istituzioni e partiti, più aumenta il grado di sfiducia in essi. Non si tratta qui (solo) di una distanza geografica, spaziale; ma pure psicologica. Faccio riferimento all’autoreferenzialità che mediamente mostra il ceto politico. C’è però anche una seconda ragione: il sacrificio che la rappresentanza paga nei confronti della governabilità, principalmente riconducibile alla complessità delle decisioni da prendere e alla rapidità richiesta da un mondo interdipendente. Se sul primo aspetto è tortuoso intervenire, sul secondo lo è ancora di più.
Come poter spezzare, allora, il meccanismo che genera sfiducia? Alcuni studiosi suggeriscono — oramai da anni — di creare momenti di inclusione dei cittadini nelle scelte pubbliche al di fuori dei tradizionali percorsi rappresentativi. Simili occasioni hanno prima di tutto l’obiettivo di costringere i partiti e i rappresentanti eletti a spiegare le loro decisioni, e di permettere ai cittadini interessati di comprendere meglio le difficoltà del governare. C’è forse un pizzico di ottimismo in questa posizione che, tuttavia, ci aiuta perlomeno a colmare un po’ la distanza tra cittadini e politica.