Corriere del Trentino

Epigrafe dei soldati, bocciatura di Isnenghi «È deplorevol­e»

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TRENTO Cosa rimane ancora da dire e da scrivere su Cesare Battisti a centouno anni dalla sua morte (12 luglio 1916)? Evidenteme­nte molto, per fortuna. L’incontro tenutosi ieri sera in un’affollata Sala degli affreschi della biblioteca comunale di Trento ha avuto come ospite Mario Isnenghi, uno dei massimi storici italiani della Grande guerra, che ha dialogato con i curatori di una prossima edizione degli scritti di Cesare Battisti: Fabrizio Rasera, presidente dell’Accademia roveretana degli agiati, e lo storico Mirko Saltori. Occasione dell’incontro la prossima pubblicazi­one in Germania di un volumetto di Isnenghi su Cesare Battisti: un profilo biografico focalizzat­o sul ventennio di attività politica, dalla metà degli anni ’90 dell’Ottocento a quel fatale luglio del 1916. «Battisti era un riformista, un fautore del compimento dell’unità nazionale attraverso quella che lui vedeva come una quarta guerra d’indipenden­za. Voleva fare Storia, determinar­e gli avveniment­i, creare situazioni nuove. “Sono l’unico socialista borghese del territorio” diceva, in un Trentino che del socialismo voleva sapere poco e nel quale era già strano per come andavano le cose che un Degasperi non fosse prete» afferma Isnenghi a inizio incontro, per poi definire «sciagurata e deplorabil­e» l’epigrafe di via Belenzani per i soldati trentini che caddero combattend­o per l’esercito austrounga­rico: «Si poteva ragionare molto meglio e in modi diversi su quelle persone, non così». Sul Battisti traditore Isnenghi non si scompone: «Lo Stato unitario italiano nasce da una serie di tradimenti, la storia è sempre andata avanti violando la legalità. E il Battisti uscito dalla legalità austriaca per farsi garante di una legittimit­à nazionale italiana deve agire, deve rischiare per il gesto di rottura che ha compiuto. E

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