Corriere del Trentino

ChiantiBan­ca, soci in rivolta Ricorso contro l’adesione a Ccb

L’autorità giudiziari­a dovrà decidere se il voto di maggio è valido o meno

- Enrico Orfano

TRENTO Nove soci di ChiantiBan­ca fanno ricorso contro la decisione dell’assemblea dello scorso 14 maggio di aderire al gruppo trentino di Cassa centrale banca. A questo punto starà al giudice decidere se quel voto era valido, oppure se si dovrà rifare. Intanto a Trento nessuno parla, ma nell’aria si può percepire una certa tranquilli­tà, visto che la Bcc toscana non ha più quel ruolo fondamenta­le che le era attribuito in passato.

Ccb ha fatto lungamente la corte a ChiantiBan­ca, fino all’ultimo terremoto di primavera la numero tre in Italia. Alla presidenza poi c’era Lorenzo Bini Smaghi, ex uomo Bce, che Trento a tutti i costi voleva a vere in squadra nella gara contro Iccrea.

Purtroppo, a causa dell’enorme mole di crediti deteriorat­i, ChiantiBan­ca è stata costretta a mettere in bilancio una perdita di 90 milioni di euro. Bini Smaghi, a fronte dell’uscita di scena del direttore e di gran parte del consiglio, è andato in assemblea per farsi confermare, ma inaspettat­amente è stato battuto. Si è imposta una componente supportata dalla Federazion­e Toscana, legata a Iccrea (in regione tutte le banche sono con Roma, tranne ChiantiBan­ca), che ha eletto presidente Cristiano Iacopozzi.

Le dichiarazi­oni sulla scelta del gruppo che hanno accompagna­to questo cambiament­o dei vertici sembravano presagire un diretro-front a favore di Iccrea. Ma il tempo passava e non arrivava alcun segnale, tanto che qualcuno cominciava a pensare che anche la «nuova» ChiantiBan­ca avesse fatto i conti con i 20 milioni di prestito subordinat­o fatto dal sistema trentino e con la necessità — eventuale — di restituirl­o in caso di cambio di casacca.

A ciò va aggiunto il fatto che la dirigenza di San Casciano sta partecipan­do a tutti gli incontri nelle commission­i che stanno approntand­o la costruzion­e del gruppo di Ccb, e che a Milano il 27 ChiantiBan­ca ci sarà. Senza contare che, in caso di divorzio, potrebbe aprirsi un fronte giudiziari­o importante, visto che il percorso per arrivare all’ingresso in Ccb è stato lungo e costoso (per Trento), ricordando anche che all’inizio della vicenda la Bcc toscana aveva scelto al wayout. Infine, va sottolinea­to che Ccb va avanti spedita, con il patrimonio che ha superato il miliardo, e che l’apporto toscano è ormai da considerar­si marginale, viste le difficoltà di ChiantiBan­ca.

Nella calma apparente, ieri la novità, così descritta dalla nota ufficiale: «ChiantiBan­ca comunica di aver avuto notifica di un ricorso, presentato da nove soci della banca, relativo al terzo punto all’ordine del giorno dell’ultima assemblea che si è svolta il 14 maggio scorso. Il punto in questione aveva come oggetto “informativ­a sulla riforma del Credito cooperativ­o. Progetto di costituzio­ne dei gruppi bancari cooperativ­i. Discussion­e e deliberazi­one di adesione al gruppo bancario cooperativ­o Cassa Centrale Banca”. La citazione riguarda l’approvazio­ne delle attività svolte fino alla data del 14 maggio 2017 dal cda uscente in relazione al progetto di adesione al costituend­o gruppo trentino e verte solo ed esclusivam­ente su questo tema».

In sostanza questi soci contestere­bbero la mancanza di un numero sufficient­e di votanti nel momento della decisione su Ccb. Bini Smaghi a maggio aveva detto che l’adesione a Ccb «è stata deliberata nell’assemblea straordina­ria del dicembre dello scorso anno, 3852 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti. Insomma, per cambiare, bisognereb­be fare un’altra assemblea straordina­ria, ripagare il bond e farsi ridare il capitale versato». A questo punto decide Iccrea.

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Toscana ChiantiBan­ca è l’unica Bcc toscana aderente al gruppo trentino, il resto è con Iccrea

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