ChiantiBanca, soci in rivolta Ricorso contro l’adesione a Ccb
L’autorità giudiziaria dovrà decidere se il voto di maggio è valido o meno
TRENTO Nove soci di ChiantiBanca fanno ricorso contro la decisione dell’assemblea dello scorso 14 maggio di aderire al gruppo trentino di Cassa centrale banca. A questo punto starà al giudice decidere se quel voto era valido, oppure se si dovrà rifare. Intanto a Trento nessuno parla, ma nell’aria si può percepire una certa tranquillità, visto che la Bcc toscana non ha più quel ruolo fondamentale che le era attribuito in passato.
Ccb ha fatto lungamente la corte a ChiantiBanca, fino all’ultimo terremoto di primavera la numero tre in Italia. Alla presidenza poi c’era Lorenzo Bini Smaghi, ex uomo Bce, che Trento a tutti i costi voleva a vere in squadra nella gara contro Iccrea.
Purtroppo, a causa dell’enorme mole di crediti deteriorati, ChiantiBanca è stata costretta a mettere in bilancio una perdita di 90 milioni di euro. Bini Smaghi, a fronte dell’uscita di scena del direttore e di gran parte del consiglio, è andato in assemblea per farsi confermare, ma inaspettatamente è stato battuto. Si è imposta una componente supportata dalla Federazione Toscana, legata a Iccrea (in regione tutte le banche sono con Roma, tranne ChiantiBanca), che ha eletto presidente Cristiano Iacopozzi.
Le dichiarazioni sulla scelta del gruppo che hanno accompagnato questo cambiamento dei vertici sembravano presagire un diretro-front a favore di Iccrea. Ma il tempo passava e non arrivava alcun segnale, tanto che qualcuno cominciava a pensare che anche la «nuova» ChiantiBanca avesse fatto i conti con i 20 milioni di prestito subordinato fatto dal sistema trentino e con la necessità — eventuale — di restituirlo in caso di cambio di casacca.
A ciò va aggiunto il fatto che la dirigenza di San Casciano sta partecipando a tutti gli incontri nelle commissioni che stanno approntando la costruzione del gruppo di Ccb, e che a Milano il 27 ChiantiBanca ci sarà. Senza contare che, in caso di divorzio, potrebbe aprirsi un fronte giudiziario importante, visto che il percorso per arrivare all’ingresso in Ccb è stato lungo e costoso (per Trento), ricordando anche che all’inizio della vicenda la Bcc toscana aveva scelto al wayout. Infine, va sottolineato che Ccb va avanti spedita, con il patrimonio che ha superato il miliardo, e che l’apporto toscano è ormai da considerarsi marginale, viste le difficoltà di ChiantiBanca.
Nella calma apparente, ieri la novità, così descritta dalla nota ufficiale: «ChiantiBanca comunica di aver avuto notifica di un ricorso, presentato da nove soci della banca, relativo al terzo punto all’ordine del giorno dell’ultima assemblea che si è svolta il 14 maggio scorso. Il punto in questione aveva come oggetto “informativa sulla riforma del Credito cooperativo. Progetto di costituzione dei gruppi bancari cooperativi. Discussione e deliberazione di adesione al gruppo bancario cooperativo Cassa Centrale Banca”. La citazione riguarda l’approvazione delle attività svolte fino alla data del 14 maggio 2017 dal cda uscente in relazione al progetto di adesione al costituendo gruppo trentino e verte solo ed esclusivamente su questo tema».
In sostanza questi soci contesterebbero la mancanza di un numero sufficiente di votanti nel momento della decisione su Ccb. Bini Smaghi a maggio aveva detto che l’adesione a Ccb «è stata deliberata nell’assemblea straordinaria del dicembre dello scorso anno, 3852 voti a favore, 2 contrari e 2 astenuti. Insomma, per cambiare, bisognerebbe fare un’altra assemblea straordinaria, ripagare il bond e farsi ridare il capitale versato». A questo punto decide Iccrea.