LABORATORIO, UN BOOMERANG
Da una parte una sala quasi deserta, dall’altra sedie tutte occupate e grande attenzione. Il primo fotogramma immortala il laboratorio sul futuro dell’autonomia; il secondo si concentra sulla figura di Cesare Battisti. Due avvenimenti in cui la partecipazione dei cittadini era una sorta di filo conduttore. Battisti, dunque, batte Degasperi? Più che Degasperi — la cui figura troppo spesso viene evocata in maniera anche inopportuna, quasi a voler coprire una gestione della Specialità a tratti balbettante e inconcludente — il geografo socialista mette con le spalle al muro una classe politica che, come scriveva Marco Brunazzo nel nostro editoriale di ieri, vive ormai di «autoreferenzialità». La scelta di dare vita a un laboratorio per raccogliere anche le idee della gente comune in merito alla riforma dello Statuto — stiamo parlando della piattaforma sulla quale ha preso forma il governo del Trentino — è positiva. A rendere però tale intuizione una sorta di boomerang è il comportamento di coloro che esaltano la nascita del laboratorio stesso, ovvero i politici.
Quando un Consiglio provinciale si riunisce per una seduta di soli dieci minuti invece di chiudere i lavori il giorno prima sforando l’orario già stabilito, significa non sapere dove stia di casa il buon senso, il rispetto verso i cittadini. La demagogia costituisce uno dei mali peggiori della società odierna, ma come si possono tacere i costi che hanno accompagnato la «seduta lampo» del Consiglio? Come si fa a non evidenziare una simile gaffe politica?
Quando una maggioranza, che ha numeri solidi per governare, sulla riforma della cultura riesce a smentirsi più e più volte — a parte l’abilità di mutare atteggiamento nello spazio di poco tempo, dando prova di un trasformismo degno del miglior Arturo Brachetti — il messaggio che invia a chi sta fuori il Palazzo cozza con la necessità di assumere una posizione lineare, non condizionata da interessi di bottega. Stessa cosa si può dire sulla riforma delle case di riposo: partita in grande stile, con interessanti novità, si sta rivelando un concentrato di mediazioni. Se questa è la tanto sbandierata «autonomia riformista», allora vuol dire che siamo sulla strada sbagliata. Il quadro che abbiamo difronte acuisce in maniera preoccupante la sfiducia tra il popolo e la politica. Sfiducia che si è potuta toccare con mano davanti all’atteggiamento snobistico nei confronti del laboratorio dello Statuto.I cittadini hanno altro a cui pensare.