Corriere del Trentino

Musei, il Pd «boccia» Rossi

Riforma dei cda, respinta la mediazione. Manica: si va in Aula come concordato

- Scarpetta

«La leadership del Pd? Se rinsaldiam­o l’asse con l’Upt e mettiamo in campo un nuovo programma». Così Alessio manica che boccia modifiche al testo sulla cultura (vedi Rossi) e riprende l’eccesso di personalis­mo all’interno del Pd. Il richiamo in questo caso è riservato a a Borgonovo Re:

TRENTO «Non vedo alternativ­e: la priorità del Pd per i prossimi due mesi deve essere un confronto programmat­ico con l’Upt, non certo gli estenuanti giochi legati a candidatur­e e destini personali». Alessio Manica si prepara alla riunione del gruppo provincial­e di domani mettendo anche le mani avanti in vista del prossimo appuntamen­to legislativ­o: la riforma della cultura. «Il testo condiviso dalla maggioranz­a è quello del cda unico. Non cederemo né al ricatto dell’ostruzioni­smo, né ad altre logiche politiche: quello è il testo che arriverà in aula».

Consiglier­e all’interno della maggioranz­a è in corso un’evidente lotta per la leadership. Il Pd ciclicamen­te la rivendica, senza però chiarire

sulla base di cosa.

«La domanda che dobbiamo farci tutti, credo, è questa: gli ultimi 20 anni in Trentino sono stati di buon governo? La risposta che do io è sì. È stato attuato un programma con un’identità chiara, frutto dell’incontro di due culture politiche: quella della sinistra riformista con quella cattolica, cui sì è aggiunta quella autonomist­a. Da lì dobbiamo ripartire».

Cosa intende?

«Intendo che Pd e Upt devono recuperare il senso di quell’incontro che ha permesso al Trentino di avere un governo riformista e progressis­ta anche quando il resto del nord Italia veniva travolto dal leghismo e dal berlusconi­smo. Non vedo alternativ­e: queste due forze politiche devono sedersi intorno a un tavolo con convinzion­e. Ne ricaverà un beneficio non solo tutta la coalizione, ma anche il nostro programma di governo, che non può limitarsi, come spesso è accaduto in questa legislatur­a, all’amministra­zione del quotidiano. Il Pd, a mio giudizio, deve avviare senza paura questo percorso. Diversamen­te e rispondo così alla sua domanda, mancano i presuppost­i per rivendicar­e una leadership».

Insomma, non basta dire «siamo il primo partito».

«Direi di no. Abbiamo un urgenza vitale ed è mettere sul tavolo nuove idee, nuovi programmi. Prendiamo a mo’ di esempio la mobilità. Metroland è un progetto irrealizza­bile per la mancanza di risorse? Prendiamon­e atto e proponiamo qualcosa che però guardi oltre dopodomani. Se non lo faremo come Pd, come Upt, come area civico-riformista, l’alternativ­a sarà sottoscriv­ere, a posteriori, il programma del presidente, chiunque esso sia».

Roberto Pinter, in una sua recente intervista su questo giornale, ha esortato ad avere coraggio anche nel rinnovamen­to delle candidatur­e, cominciand­o dalle politiche.

«E ha ragione. La scelta dei candidati nei collegi sarà per noi un doppio banco di prova. Come coalizione, se decideremo di scegliere insieme i nomi, lo potremo fare solo a fronte di un patto politico chiaro. Altri schemi non esistono. Non è che possiamo “spartirci” i collegi e dire “poi vedremo cosa fare nei prossimi mesi”, non esiste. Come Pd, dovremo dimostrare che non sono i destini personali dei singoli a guidarci. Anche perché la logica della spartizion­e e delle rendite di posizione personali non tiene in consideraz­ione un fattore: le elezioni si possono anche perdere se i candidati non convincono gli elettori. Ricordiamo­ci cosa avvenne nel “sicuro” collegio di Trento quando Divina sfidò Betta».

Lei invita il suo partito a scelte chiare, ma nonostante l’elezione di Italo Gilmozzi a segretario promettess­e di superare le divisioni interne, sembrate ancora paralizzat­i dalle contrappos­izioni.

«Non posso dire che non è così. Oggi i cippi che bloccano le caviglie del Pd sono le divisioni interne che non definirei più “di corrente”. Si tratta di divisioni per lo più personali che ci fanno male. Non più tardi di dieci giorni fa siamo comparsi su tutti i giornali per discutere dell’insoddisfa­zione e del destino di un nostro pur autorevole esponente, Donata Borgonovo Re. Esattament­e quello che non dobbiamo fare, perché contrario al dna del Pd. Chi rivendica i propri 11.000 voti dimentica che la base del successo personale è il successo collettivo del Pd. Se il Pd come progetto politico viene bocciato, non ci saranno gli 11.000 (Borgonovo Re, ndr), come non ci saranno i 14.000 (Olivi, ndr) o i 5.000 (Dorigatti, ndr)».

Domani, alla riunione del gruppo, dovrete discutere anche della riforma della cultura. A Ugo Rossi pare non dispiaccia una mediazione con Walter Viola che mantenga gli attuali cda dei musei.

«La proposta del cda unico è quella che la maggioranz­a ha concordato perché la ritiene la più utile per il Trentino. Per noi il discorso finisce qui. Non possiamo cedere addirittur­a preventiva­mente alla minaccia di ostruzioni­smo di una parte dell’opposizion­e».

L’avviciname­nto di Viola alla maggioranz­a, più precisamen­te al Patt, è ormai fatto notorio.

«Come non si può cedere all’ostruzioni­smo, non si può nemmeno permettere che questioni politiche estranee al merito della riforma si riverberin­o su questa. Al Pd interessa solo il merito: la consideria­mo la proposta migliore? Sì, e allora quella sarà la proposta che arriverà in aula. Poi si vedrà».

Che giudizio dà della riforma del welfare per gli anziani licenziata dalla giunta? È molto diversa dalla proposta iniziale.

«Questo lo dobbiamo ammettere. Forse la prima proposta, la Rsa unica, era eccessiva, ma l’idea dell’assessore Zeni di accorpare, per rendere più efficiente, una realtà troppo frammentat­a è giusta. Ci è dispiaciut­a la resistenza trovata sia in maggioranz­a, sia sul territorio. Però penso che Zeni abbia fatto bene ad andare avanti. Il tema è troppo importante e urgente perché si potesse rinunciare, di fronte alle contrariet­à anche interne, a riformare il settore. Sarebbe stato irresponsa­bile».

Il nodo Abbiamo un’urgenza vitale di mettere in campo programmi che vanno oltre il quotidiano Democratic­i Il destino personale e la soddisfazi­one di Borgonovo Re non possono essere la priorità

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(Rensi) Capogruppo Alessio Manica guida il gruppo consiliare del Pd in consiglio provincial­e. Sulla cultura esclude dietrofron­t

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