Pattini difende l’epigrafe dei soldati
Il consigliere rilancia dopo le critiche. Pattini: «Isnenghi, parole oscurantiste»
Alberto Pattini fu uno dei promotori dell’epigrafe per i caduti trentini con la divisa austroungarica e, di fronte alle parole di Isnenghi, si dice «esterrefatto».
TRENTO «Potremmo discutere sulle ragioni che hanno portato Isnenghi a definire così quella lapide, di certo però c’è che se accanto ad essa avessimo collocato la targa in ricordo di profughi e deportati dal Trentino avremmo dato una rappresentazione più completa di quel periodo storico». Da un lato vi è lo «stupore» per le affermazioni di uno dei massimi storici italiani della Grande guerra, dall’altro il fastidio provocato da quel sassolino le scarpa. Vanni Scalfi coglie l’occasione offerta dal professor Mario Isnenghi, il quale ha definito «sciagurata e deplorabile» l’epigrafe di via Belenzani in ricordo dei soldati trentini caduti combattendo per l’esercito austroungarico (Corriere del Trentino di ieri) per ricordare la «decisione già assunta ma a cui ancora non è seguita alcuna azione». Nessun commento dal punto di vista politico giunge dal consigliere comunale, che si dice «stupido» ma per esprimersi preferirebbe «conoscere i motivi che hanno spinto Isnenghi a definire così quella lapide».
Davanti a quelle dichiarazioni si dice invece «esterrefatto» il consigliere Alberto Pattini, promotore dell’iniziativa nel 2008. La lapide venne infatti inaugurata il 26 luglio di quell’anno «e alla cerimonia presenziarono, tra gli altri, l’allora vicesindaco Andreatta, un picchetto di alpini, l’ex governatore Lorenzo Dellai» ricorda Pattini. «Sono dichiarazioni che definirei oscurantiste» continua il consigliere comunale, il quale ricorda che «la proposta di realizzare l’epigrafe venne approvata all’unanimità». Pattini definisce inoltre le parole di Isnenghi «offensive nei miei confronti e di chi, con me, ha lavorato a una lunga e approfondita ricerca di nomi e atti che ha preceduto la realizzazione della lapide». Insieme all’epigrafe venne inoltre presentato un libro, scritto dallo stesso consigliere comunale, contenente i nomi dei caduti.
«Noi abbiamo fatto pace con la storia, si vede che dopo 100 anni dalla fine del conflitto il professore deve invece ancora farla — conclude Pattini — Un atto di pacificazione come è avvenuto anche in Friuli e in altri territori».