Corriere del Trentino

Brizio: attentati, la cooperazio­ne tra territori è cruciale per gestire l’emergenza

- V. L.

BOLZANO «Certe domande bisognereb­be porsele prima che sia troppo tardi. In Francia non siamo stati tempestivi; qui invece, dove ancora non è accaduto nulla, si dovrebbe già iniziare a pensare a come strutturar­si in caso di attentato». Albert Brizio, medico d’urgenza originario di Cortina d’Ampezzo ma da ormai quindici anni in forze all’ospedale di Saint Denis, comune a nord di Parigi, parla con cognizione di causa, perché ha alle spalle molti anni come medico in zone di guerra e perché anche nella capitale francese chi lavora come medico ospedalier­o ha dovuto far fronte a nuove necessità e situazioni: la gestione di situazioni altamente imprevedib­ili, con numeri elevati di feriti, davanti ad attentator­i che si muovo come schegge impazzite e che in pochi minuti potrebbero provocare decine e decine di morti. «In un certo senso le nostre procedure di soccorso hanno assunto aspetti comuni a quelli militari — racconta il medico — e anche dal punto di vista del triage c’è stata una rivoluzion­e. I pompieri, che in Francia hanno un ruolo molto simile a Croce Rossa e Croce Bianca nelle operazioni di soccorso, hanno effettuato nuovi addestrame­nti specifici e ci si è trovati davanti anche ad un altro problema: tanti giovani, dei corpi volontari, che hanno visto decine di morti e feriti.

C’è tanto lavoro da fare — riflette Brizio — anche sul fronte psicologic­o, della gestione dei traumi. Siamo entrati nella logica che non possiamo partire più allo sbaraglio, ad esempio, e le attitudini sono cambiate. Si discute molto tra di noi, di tanti temi, certo è che siamo arrivati tardi anche noi, pur avendo avuto avvisaglie importanti come la strage di Charlie Hebdo».

Cosa si potrebbe fare per non essere colti alla sprovvista? «Direi in un territorio così decentrato come l’Italia provare a rafforzare la collaboraz­ione interregio­nale, soprattutt­o per assicurare la capacità di posti letto e di personale medico-sanitario anche davanti a grandi numeri.

Sinergie sempre più strette, ad esempio, tra gli ospedali di province vicine, dove magari le grandi strutture sono poche. La cooperazio­ne diventa fondamenta­le quando si deve far fronte a simili eventi».

Il cambiament­o «Colti alla sprovvista anche in Francia, poi abbiamo lavorato sull’organizzaz­ione»

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