Corriere del Trentino

Maialino Ettore ucciso Caposquadr­a assolto

«Il via libera dai forestali». In primo grado condanna a 18 mesi

- di Erica Ferro

Si è conclusa con l’assoluzion­e anche del caposquadr­a dei vigili del fuoco volontari di Gardolo la vicenda del maialino Ettore. La sua morte, nel 2013, aveva fatto il giro del web e suscitato accesi dibattiti.

TRENTO Si è conclusa con l’assoluzion­e di Paolo Mattei, caposquadr­a dei vigili del fuoco volontari di Gardolo, la vicenda del maialino Ettore, che nel 2013 aveva fatto il giro del web e suscitato un acceso dibattito. Mattei era stato condannato in primo grado per peculato e uccisione di animale, mentre i due membri della sua squadra protagonis­ti insieme a lui degli eventi erano stati assolti. L’avvocato difensore dei tre colleghi, Stefano Daldoss, aveva annunciato il ricorso in appello: ieri, la sentenza. Assolto perché il fatto non sussiste. «Una sentenza di giustizia assoluta» commenta Daldoss.

Per Mattei è una liberazion­e, la fine di un incubo. Insieme ai colleghi aveva sempre respinto le accuse e negato di aver ucciso l’animale. Ma andiamo con ordine. I fatti risalgono al dicembre del 2013, quando il piccolo maiale, di proprietà di Roberta Perini, di Martignano, volontaria presso il canile di Trento, era scappato da casa. Non era la prima volta per Ettore, per la ragazza più un animale da compagnia che di cortile, ma quell’ultima fuga si era rivelata fatale: era stato restituito alla proprietar­ia tagliato a pezzi e pronto per essere surgelato. Non era stata Perini a denunciare i pompieri tuttavia, bensì la Lav, che aveva presentato un esposto in seguito al quale era stata aperta un’inchiesta. Secondo l’accusa i tre vigili del fuoco, che, allertati da un cittadino, avevano trovato il maialino e lo avevano portato in caserma, l’avrebbero ucciso o comunque lasciato morire e poi lo avrebbero macellato.

Ma la verità dei vigili è un’altra: i pompieri, infatti, avevano richiesto l’intervento di due forestali, che avevano constatato subito le gravi condizioni dell’animale (non ritenendo necessario, dunque, l’intervento di un veterinari­o), che sarebbe poi morto di lì a poco in caserma. «I tre si sono dunque fidati delle indicazion­i ricevute — precisa l’avvocato Daldoss — dai forestali è arrivata l’indicazion­e di smaltire l’animale, poiché, identifica­to come cinghiale ibrido di probabile provenienz­a balcanica, in base alla legge sulla caccia e a una direttiva interna, non essendo soggetto a prelievo venatorio e non essendo ritenuto di interesse scientific­o, nè portatore di malattie contagiose e non essendo nemmeno un grande predatore, non doveva essere consegnato all’ente faunistico». È seguendo la prassi indicata dai forestali dunque, e seguendo le loro indicazion­i, che Mattei fa a pezzi l’animale con l’intento di donarne la carne al Punto d’incontro, dopo aver informato i suoi superiori come da prassi.

Ieri in aula il procurator­e generale ha chiesto l’assoluzion­e dal reato di uccisione di animale e la derubricaz­ione del peculato a furto aggravato: le giudici della Corte d’appello sono andate oltre, assolvendo Mattei da entrambi i reati contestati come invocato dalla difesa. Si chiude così una vicenda che aveva indignato molti animalisti e cittadini.

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In cortile Il maialino Ettore a Martignano. Per la sua padrona era un animale da compagnia. La sua vicenda aveva fatto il giro del web nel 2013

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