PULIZIE DOMESTICHE, UOMINI E I RICERCATORI DI OXFORD
Leggevo di uno studio secondo cui chi fa le pulizie domestiche avrebbe un’aspettativa di vita mediamente più alta. Per le donne, a questo punto, le cose si mettono davvero bene, mentre dovremmo dedurne che gli uomini, la cui minore longevità è stata già ampiamente accertata, continuano ad avere prospettive molto meno rosee. La mia è una constatazione un po’ ironica per sottolineare come purtroppo i lavori di casa continuino a essere appannaggio delle donne, mentre gli uomini vanno volentieri al traino. Qualche settimana fa mia figlia si è trasferita a Bologna per iniziare l’università e ha preso una stanza in affitto in un appartamento nel quale vivono ragazze e ragazzi. Da un rapido giro delle stanze si intuiva subito chi fosse in grado di riordinare un armadio e una scrivania, magari dando una spolverata al pavimento, e chi invece no. Oltretutto, la cucina e gli altri spazi comuni erano tappezzati di bigliettini minacciosi, dai quali si capiva che a farsi carico delle pulizie fossero puntualmente le inquiline. Ho avuto giusto il tempo di riprendere un treno, dopo aver salutato mia figlia, che ho ricevuto il primo messaggio: «Mamma, ho appena scoperto che Andrea non ha mai usato l’aspirapolvere Mi ha addirittura chiesto se per caso so come si accenda!». Certo, anche noi donne dovremmo farci un bell’esame di coscienza: abbiamo avuto decenni per stufarci del sessismo e delle stupide divisioni di genere della vita quotidiana, eppure abbiamo perseverato nell’errore, crescendo figli che, come i nostri padri e i nostri mariti, a venti o trent’anni non sono ancora in grado di prepararsi un piatto di pasta o, peggio ancora, pur sapendo come si fa ritengono non sia compito loro. Ecco, temo che se la media nazionale degli uomini abbia queste limitate capacità di sopravvivenza, la ricerca riguardo le pulizie domestiche implichi davvero prospettive molto poco rosee per loro.
Gentile signora Benelli,
onsapevole che sbrigare le faccende domestiche per un uomo (ci sono ovviamente le eccezioni) sia ancora un’attività più o meno sconosciuta, non penso ciò avvenga per un atteggiamento tipicamente maschilista che suddivide la società in precisi compartimenti stagni. Sono più propenso a pensare, anche perché è quanto succede a me, che alla base ci siano dei reali problemi «tecnici». Se mi chiede seduta stante come caricare e avviare una lavatrice, alzo bandiera bianca. Mi gioco le mie carte invece nel rifare il letto, memore ancora dei giorni di punizione presi quando ero militare.
Se vogliamo sdrammatizzare, cito una ricerca dell’Università di Oxford che, algoritmi alla mano, ha dimostrato come per avere più probabilità di sedurre una donna occorra sbrigare le faccende domestiche. Lo studio in questione, condotto in numerosi Paesi europei, Australia e Stati Uniti, rivela anche delle differenze nei ruoli domestici tra uomo e donna. «Le donne privilegiano gli uomini che diano una sensazione di responsabilità e laboriosità per una relazione a lungo termine», hanno spiegato ricercatori. «Gli uomini che danno una mano nelle faccende domestiche si dimostrano più capaci di allevare i figli e mantenere la famiglia, quindi più attraenti per una scelta di convivenza». La ricerca ha misurato inoltre l’indice egualitario nelle coppie, cioè la differenza tra il tempo dedicato dai due sessi alle faccende di casa. Il Paese più «paritario» è risultato essere la Norvegia: gli uomini qui fanno più lavori domestici e risultano quindi più interessanti alle donne. In fondo alla lista Austria e Australia. E l’Italia? La ricerca di Oxford può aprire scenari inimmaginabili.