Battaglia sul bosco Taglia 77 piante, vicino condannato
La difesa: «Erano pericolanti». Il giudice condanna e «bacchetta» anche l’agente forestale
TRENTO Uno «scempio». Il fitto bosco formato perlopiù da conifere (abete rosso e pino silvestro) servivano come ornamento estetico ma anche come barriera a protezione della villa, situata in una bella località verde nella valle di Piné. Peccato che ora non c’è più, o meglio gran parte del bosco è stato «raso al suolo» dal vicino di casa. In realtà era stata proprio lei, insieme al marito, ad autorizzare il taglio di un «paio di piante» del suo bosco che incornicia la casa, perché ritenute pericolanti e quindi pericolose per la casa sottostante, ma il vicino ne avrebbe tagliate ben settantasette.
«Un taglio indiscriminato», accusa la donna che ha dato il via ad una vera e propria battaglia legale contro il vicino di casa. La signora, inviperita dall’atteggiamento dell’uomo, si è rivolta all’avvocato Vittorio Cristanelli e ha trascinato il vicino davanti al giudice Giuseppe Barbato che, dopo una lunga battaglia legale, ha dato ragione alla donna e ha condannato il vicino a pagare 18.759 euro di danni oltre agli 8.000 già versati nel corso del procedimento giudiziale. Ma sommando la cifra alle spese per la consulenza tecnica il conto sale a ben 30.700 euro. Una cospicua. La signora aveva chiesto 50.000 euro.
La sentenza del giudice Barbato è l’ultimo atto di una lunga battaglia tra i due vicini di casa iniziata ancora gennaio del 2012 quando l’uomo, secondo quanto ricostruito, sono stati tagliati 16 alberi martellati dalla forestale e altri 15 pericolanti. Fin qui tutto a posto, o quasi. I proprietari del bosco si accorgono infatti che non erano state tagliate alcune piante come era previsto nell’accordo con il vicino, ma ben 77. A questo punto la coppia, proprietaria dell’area verde, decide di incaricare un consulente per capire cosa è accaduto. È presto detto: il vicino, secondo l’accusa, non si sarebbe limitato a disfarsi di alcune piante «pericolanti» ma avrebbe tagliato decine di alberi.
L’uomo davanti al giudice si è difeso spiegando di essere stato «autorizzato dal marito della donna a tagliare le piante pericolanti per il fondo del padre». Ma per il giudice i conti non tornano. Le testimonianze — si legge in sentenza — non sono sufficienti a suffragare il fatto che l’uomo sia stato davvero au- torizzato. Inoltre secondo Barbato «non si può affermare che il taglio delle piante sia stato senz’altro necessitato da un imminente pericolo di crollo... ». Il giudice parla di «condotta illecita», ma «bacchetta» anche l’agente forestale che aveva martellato le piante ritenute pericolanti e parla di «modus procedenti censurabile». «Ha agito in modo superficiale, visto che ha provveduto a martellare le piante da tagliare su richiesta di un soggetto diverso dal proprietario del fondo e senza accertare l’effettivo consenso di quest’ultimo».
La contesa Il proprietario del fondo aveva chiesto 50.000 euro. L’accusa: «Gesto indiscriminato»