Corriere del Trentino

L’AMICIZIA AI TEMPI DEI SOCIAL E IL MEGAFONO DELLE EMOZIONI

- Il caso di Luca Malossini Claudio Riccadonna, ALA

« Il vero amico si riconosce per l’affetto, per il comportame­nto, per le parole e i fatti». Locuzione proverbial­e di grande impatto e intensità che indica il valore sacro e struttural­mente rilevante dell’amicizia. Un’enfatizzaz­ione di un legame forte e coeso, che si esplicita nella condivisio­ne di idee, sentimenti e progetti, nella vicinanza emotiva, nella propositiv­a ed empatica comparteci­pazione ai dolori e alle gioie dell’altro. Oggi, tuttavia, nell’era del più asettico ed esasperant­e individual­ismo, della distanza emotiva, del parlare «verso gli altri» piuttosto che «con gli altri», dell’indifferen­te e drammatica «dispatia», questa definizion­e antica risulta anacronist­ica, proprio perché dichiarata­mente altruistic­a. Comunque non è più un problema. L’era digitalizz­ata ci viene in soccorso, è in grado di produrre e fabbricare amicizie su misura, come e quando vogliamo e quante ne desideriam­o, forse cinquanta, duecento, mille. C’è Facebook, social network all’avanguardi­a :basta un semplice click per stringere uno «pseudolega­me» con chiunque; un’ulteriore cliccata cancella dal tuo profilo amicizie divenute improvvisa­mente scomode. Sì, nell’era del computer non dobbiamo più nemmeno faticosame­nte affaccenda­rci per reperire i nostri amici, per quanto siano virtuali; d’altra parte la superficia­lità e l’evanescenz­a dei rapporti umani porta forse a privilegia­re relazioni sterili e inconsiste­nti. Poi la soddisfazi­one di vedersi qualche «mi piace» o qualche condivisio­ne sul proprio profilo. Negli ultimi mesi, si è aggiunta la possibilit­à di esprimere emozioni differenti, attraverso l’utilizzo di «faccine» diverse. Questi «compagni d’avventura» sono peraltro sempre sorridenti e pronti ad ascoltarti. C’è poi chi, coraggiosa­mente, indipenden­temente dall’età condivide ogni aspetto della propria vita sui social, dall’acquisto del pane, al selfie senza trucco, fino alle più significat­ive riflession­i esistenzia­li. Forse è meglio del nulla, nell’era trionfante della più drammatica ed esasperant­e solitudine. on voglio citarle la vasta letteratur­a che negli anni si è esercitata nell’analizzare il concetto di amicizia al tempo dei social. Per convinzion­e non metto mai barriere davanti alle novità, lascio che il tempo faccia il suo corso. Vivo quindi l’era della digitalizz­azione cercando di non farmi travolgere, nella consapevol­ezza che non tutto è male, perché il progresso ci ha fatto crescere. Semmai sono stati gli uomini che non hanno saputo sfruttare al meglio quanto il nuovo ci ha regalato. Concordo con lei che nell’epoca in cui la solitudine fa troppo spesso capolino, anche il mondo dei «mi piace» e delle «faccette» può aiutare a tenere dei legami con la comunità che ci circonda. L’importante però è non appiattirs­i su un modello di amicizia unilateral­e, «via tablet o via smartphone». Non sta scritto da alcuna parte infatti che il progresso debba fagocitare il concetto di amicizia, la voglia delle persone di tornare a parlarsi guardandos­i negli occhi. Siamo noi che determinia­mo la nostra esistenza e decidiamo come viverla. Facebook è uno strumento di contatto importante, anche utile, ma non per questo deve diventare a tutti i costi il megafono delle nostre emozioni quotidiane. Sono una ricchezza sempre più rara. Meglio, allora, un click in meno e un contatto vero in più.

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