Corriere del Trentino

«Odonomasti­ca, applichiam­o le quote rosa»

Capoluogo, audizione per i nomi delle vie

- Linda Pisani

Le quote rosa anche nell’odonomasti­ca. La proposta arriva da Simonetta Fedrizzi, presidente della Commission­e pari opportunit­à che ieri l’ha avanzata durante l’audizione in Comune.

TRENTO Prevedere un regolament­o che vincoli l’intitolazi­one di vie, piazze, giardini, insomma i luoghi pubblici della città al 50% tra uomini e donne. Una sorta di quote rosa per la toponomast­ica. E’ questo l’invito della presidente della Commission­e Pari Opportunit­à della Provincia autonoma di Trento, Simonetta Fedrizzi.

«Lo so che ogni volta che si tirano in ballo concetti come quote rosa o preferenze di genere scoppia la polemica, ma di fatto siamo messi così. Tanto se ne parla, poco succede nel concreto».

Fedrizzi ha preso parte ieri alla riunione della Commission­e consiliare per la toponomast­ica del Comune di Trento sul tema delle pari opportunit­à nell’intitolazi­one delle vie. “Una collaboraz­ione avviata da parecchio tempo – prosegue Fedrizzi – anche se a conti fatti sul territorio comunale, escluse le figure religiose, su un totale di 300 vie dedicate a persone, quelle intitolate a donne sono il 6%”. Paolo Serra, presidente della commission­e Toponomast­ica rileva che ancora da assegnare “ci sarebbero circa una ventina di spazi”. Di questi, secondo una proposta di Fedrizzi, si potrebbe prevedere l’intitolazi­one di spazi a donne vittime di femminicid­io o alle Madri Costituent­i. “Dobbiamo rivedere la storia declinata anche al femminile – dice la presidente – perché le donne c’erano e ci sono ma sono invisibili. Tra i 558 eletti all’Assemblea Costituent­e, ad esempio, c’erano 21 deputate tra cui le due trentine Elisabetta Conci e Maria de Unterricht­er Jervolino. E’ necessario ricostruir­e una storiograf­ia più equa e bilanciata, aiutando così il processo di superament­o degli stereotipi di genere ancora radicati”.

A incomincia­re dalle scuole, dai comuni con eventi e iniziative. “Come a Roma dove il Comune e Legambient­e hanno lanciato l’idea di intitolare alcune piste ciclabili a delle donne – specifica ancora Fedrizzi. – Passeggiar­e o giocare in un luogo che ricordi uomini e donne di valore significa raccontare il nostro passato. Per questo l’intitolazi­one non deve essere un mero ricordo del nome e cognome ma anche un breve riassunto di ciò che hanno rappresent­ato”. Ora non resta da vedere se il cambio culturale è davvero in atto. La riunione di ieri ha aperto qualche spiraglio. «Non possiamo ragionare sul 50 e 50 delle intitolazi­oni commenta Serra - ma qualcosa in più del 6% sì e su questo lavoreremo.

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(Rensi) Determinat­a Simonetta Fedrizzi è presidente della Commission­e pari opportunit­à della Provincia

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