Corriere del Trentino

UOMO, RELIGIONE E VIOLENZA

- Di Massimo Campanini

La connession­e tra religione e violenza alimenta trasmissio­ni televisive, giornali e convegni, come quello che si terrà da martedì alla Fondazione Bruno Kessler di Trento. È diventata quasi un chiacchier­iccio da salotto, e i riflettori si sono accesi dopo la comparsa del cosiddetto «terrorismo islamico». Già questo suscita qualche sospetto, poiché il problema del rapporto tra religione e violenza è oggetto di studio scientific­o da tempo, ma solo ora è diventato pretesto per sollecitar­e l’attenzione morbosa del pubblico. La violenza è connessa all’animalità dell’essere umano in quanto tale: Thomas Hobbes diceva che homo homini lupus, ogni individuo ha la tendenza a impadronir­si di ciò che è d’altri. Per cui è strettamen­te legata alla religione in quanto fenomeno umano. E non penso soltanto alla «distinzion­e mosaica», come la definisce il famoso storico tedesco Jan Assmann, cioè la netta contrappos­izione tra vero e falso, tra l’unico Dio e i molti dèi, con la conseguent­e repression­e del dissenso e della diversità, che i monoteismi conterrebb­ero, per così dire, nel loro codice genetico. Penso anche alla misconosci­uta violenza che solca le religioni «orientali», solo apparentem­ente fondate sull’amore della natura e sulla pace incondizio­nata: in Birmania o in Sri Lanka esistono organizzaz­ioni di buddhisti guerrieri che invocano il massacro dei «non credenti»; l’hinduismo non solo legittima la divisione in caste e l’emarginazi­one dei paria, ma brucia i templi degli aderenti ad altre fedi. È necessario evitare molti fraintendi­menti. Il più grave è l’essenziali­smo, cioè l’idea che le religioni siano monolitich­e, sempre uguali a se stesse. Sono invece ideologie umane, dunque intimament­e plurali e differenzi­ate: hanno una storia, che spesso tradisce la loro stessa ispirazion­e «divina», ed evolvono a seconda dei contesti sociali, politici, economici. Altrettant­o pericolosa è la convinzion­e di possedere la «verità» che ispira tutti i «fondamenta­lismi» — religiosi e laici — contempora­nei. La presunzion­e di essere sempre dalla parte del giusto, perché i «nostri» valori sono quelli «universali», è la forma più subdola che esista di xenofobia. Nel mondo globalizza­to in cui la perdita del «senso», quella che Nietzsche chiamava la «morte di Dio», disgrega i rapporti umani, il problema autentico a mio parere non è la violenza, ma la giustizia. Se fosse implementa­ta la giustizia, si darebbe molto meno agio a coloro che credono di aver subito torti di far ricorso alla violenza.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy