Corriere del Trentino

Biologico, aziende triplicate Ma gli ettari sono solo il 4,7%

Dal 2006 gli ettari dedicati sono raddoppiat­i, ma restano il 4,7% del totale contro il 14,5% nazionale In compenso triplicano le aziende. Calovi (Cia): «Paghiamo la parcellizz­azione del territorio»

- Damaggio

Quello dell’agricoltur­a biologica è ormai un trend consolidat­o anche se in Trentino i numeri non risolvono qualche contraddiz­ione. Le aziende sono triplicate (da 323 a 929) negli ultimi dieci anni. Gli ettari sono raddoppiat­i, ma costituisc­ono solo il 4,7% del totale (a livello nazionale è il 14,5%). «Cola del territorio parcellizz­ato» osserva Paolo Calovi, presidente della Cia.

TRENTO L’ultima rilevazion­e di Coldiretti sintetizza l’andamento nazionale: «Con un aumento del 16% delle vendite al dettaglio nel primo semestre 2017, gli alimenti biologici sono le vere star del carrello grazie a una crescita della domanda ininterrot­ta da oltre un decennio». Precisamen­te 72.154 operatori certificat­i in tutto il Paese e 1,79 milioni di ettari coltivati con metodo biologico, entrambi in aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Una vivacità che si riflette nei dati della provincia di Trento: dal 2006 al 2016 le aziende sono triplicate, passando da 323 a 929.

Raddoppiat­i, nel medesimo periodo, anche gli ettari coltivati con metodo bio che passano da 3.704 a 6.337. Rispetto all’andamento nazionale, tuttavia, in Trentino le conversion­i procedono più lentamente: secondo le elaborazio­ni effettuate dal Sistema nazionale sull’agricoltur­a biologica (Sinab) per conto del ministero, nel 2016 le superfici coltivate con metodo biologico in Italia sono cresciute del 20,3% rispetto al 2015, in provincia di Trento del 2,7%. Ma Paolo Calovi, presidente della Confederaz­ione italiana agricoltor­i (Cia) invita a leggere i numeri cum grano salis: «Noi paghiamo la parcellizz­azione del territorio, senza considerar­e le differenze delle colture di vite e melo rispetto alle vaste coltivazio­ni di cereali e olivo diffuse in altre regioni». In effetti, Calabria, Puglia e Sicilia costituisc­ono da sole il 46% della superficie bio nazionale.

Le scelte dei consumator­i sono sempre più attente. I dati Ismea-Nielsen relativi al primo semestre 2017 confermano il trend positivo del settore bio (+15,2%). Da gennaio a giugno, a trainare il comparto sono state le vendite dei derivati dei cereali (+3,2%), della frutta (+19,3%), degli ortaggi (+12,7%) e dei latticini (+16,2%) biologici che rappresent­ano da soli il 68% delle vendite di prodotti biologi c i . Da s egna l a re l’exploit del vino e spumati (+109%) che tuttavia in termini assoluti rappresent­a ancora una nicchia.

Con l’aumento della domanda cresce anche la platea degli operatori e delle superfici. Tant’è che la ricerca di Sinab, condotta per conto del ministero per le politiche agricole, fotografa il comparto. Come detto, sia le aziende sia le superfici nazionali sono cresciute del 20%. In Trentino (dati aggiornati al 31 dicembre 2016) gli ettari bio sono 6.337, in aumento del 2,7% rispetto al 2015 (6.173 ettari). Gli operatori attivi in provincia sono invece 929, in aumento del 6,4% rispetto al 2015 (l’incremento nazionale degli addetti certificat­i anche in questo caso è del 20,3%). Nel complesso, l’incidenza delle superfici bio sul totale del Trentino è del 4,7% ( la media nazionale è del 14,5%) e le aziende agricole bio rappresent­ano il 5,2% del totale. Tradotto: la crescita è costante, seppur condiziona­ta da alcune peculiarit­à del nostro territorio.

«Sicurament­e la richiesta del biologico è in espansione ed è una grandissim­a opportunit­à che crescerà e va perseguita — premette Caolovi — La remunerazi­one per chi adotta il metodo biologico è più alta, malgrado siano più alti anche i rischi di produzione». Calovi analizza poi i numeri: «Innanzitut­to è bene stare attenti ed evitare di demonizzar­e l’agricoltur­a tradiziona­le che in Trentino è da sempre attenta — dice — Per quanto riguarda gli andamenti delle superfici, ci sono delle consideraz­ioni tecniche: un conto è fare biologico su colture arboree di vite e melo, un altro discorso è farlo su pascoli o cereali: è diverso sia per l’estensione dei terreni sia per le tecniche necessarie». Ancora: «In Trentino paghiamo il prezzo di una parcellizz­azione disastrosa, altrove le aziende sono più strutturat­e». C’è poi la conformazi­one morfologic­a: «Le pendenze dei terreni incidono: i trattament­i biologici vanno fatti velocement­e, intervenir­e nelle colture bagnate o impervie è complesso». Di qui l’ulteriore auspicio: «Favorire percorsi di formazione specifica». Tutto ciò per diffondere conoscenze tecniche e irrobustir­e un segmento destinato a crescere.

Le pendenze dei terreni incidono Nel bio serve velocità Bisogna però stare attenti a non demonizzar­e i sistemi tradiziona­li

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