La musica, arte da vedere Mazzonelli alla Civica
Ieri sera l’inaugurazione. E Franceschini suona un’opera
Il silenzio può avere un volume assordante? Il trentino Jacopo Mazzonelli da oggi lo fa ascoltare tra le mura della Galleria Civica di Trento in un puro gioco di evocazione della dimensione sonora. La mostra To be played at maximum volume, oltre a chiudere un anno di esposizione che il Mart ha voluto dedicare alla contaminazione tra linguaggi, guarda alla biografia personale dell’artista e musicista Mazzonelli e alla sua simbolica decisione di abbandonare l’esecuzione pianistica e con essa la sua natura performante e non reversibile. Guarda anche alla passione per il genio che fu David Bowie che sul retro del vinile Ziggy Stardust richiese ciò che ora Mazzonelli riporta a titolo: To be played at maximum volume.
I curatori Margherita de Pilati, responsabile della Galleria Civica di Trento, e Luigi Fassi, curatore della sezione Arti visive presso lo Steirischer Herbst Festival di Graz, ne propongono un allestimento rigoroso ed essenziale: la ricerca musicale è puramente visiva perché la musica non c’è.
«Il mio è stato un processo graduale — racconta Mazzonelli — dal contemporaneo al visivo. Creavo musica per il cinema muto delle avanguardie artistiche e da qui mi sono sempre più interessato alla sinestesia tra il discorso musicale e quello visivo finché ho capito di voler lavorare nel silenzio con la musica ed indagarne il suo aspetto plastico». La plasticità è resa dall’artista attraverso un’ossessione verso la destrutturazione delle componenti che costituiscono un gesto, a cui guarda il quanto simbolo di uno specifico linguaggio culturale. Lo strumento è destrutturato, trasformato e ricomposto: pezzi di pianoforti, corde di chitarra, archetti e ponti di strumenti a corda divengono componenti di un’installazione che restituisce attraverso epifanie. Ogni cosa non è ciò che sembra.
Accanto al gesto protagonista è anche il suono che, dalla sua essenzialità fisica, incontra i temi del doppio e del tempo, attraverso l’evocazione dei padiglioni auricolari, ma anche nei gesti direttoriali di Leopold Stokowski o Igor Stravinskij, e tra le labbra di Marilyn Monroe, Adolf Hitler o Martin Luther King. C’è ancora il pianoforte che, oltre alla bellezza disarmante di Étude, fa da protagonista in ABCDEFG, installazione vincitrice nel 2015 del premio Fondo Privato Acquisizioni per l’arte contemporanea di ArtVerona | Art Project Fair. Qui Matteo Franceschini dà lo stop al silenzio con una composizione per i sette pianoforti ridotti a monocordi di ABCDEFG e live electronics. Nella partitura pubblicata da Ricordi è ancora il gesto-suono a fare da protagonista nei vari riferimenti stilistici e negli ostinati proposti da Franceschini, messi in luce dalla grande attorialità dei due interpreti, Mazzonelli ed Eleonora Wegher.
«La dimensione museale – conclude Mazzonelli – mi ha dato modo di confrontarmi con spazi più importanti, mi ha stimolato a creare opere proprio in funzione di questi spazi e mi ha aiutato a mettere a fuoco l’intero percorso». La mostra sarà in esposizione fino al 7 gennaio 2017.