Il fascino dell’arrampicata, diecimila percorsi da provare
Il Trentino è la patria del climbing mondiale Sono 250 le falesie e 2.500 le vie lunghe
Con le sue duecentocinquanta falesie per quasi diecimila percorsi e duemilacinquecento vie lunghe, la provincia di Trento è una delle mete preferite al mondo degli appassionati di climbing sin dagli anni Ottanta, quando Arco e la valle del Sarca, così come la zona delle gole di Toblino, sono stati la culla dell’arrampicata sportiva. La concorrenza, tuttavia, è agguerrita.
TRENTO Duecentocinquanta falesie, ognuna con una media di 30-40 «tiri di corda», ovvero salite singole, per un totale di 8-10.000 percorsi. Duemilacinquecento vie lunghe («multipitch», a più tiri) in montagna. Sono i numeri del piccolo censimento degli itinerari su roccia che fanno del Trentino il paradiso dell’arrampicata libera.
La provincia di Trento è dagli anni Ottanta una delle mete preferite al mondo degli appassionati di climbing e uno dei luoghi dove la disciplina verticale si pratica in modo diffuso, libero e spontaneo. «Il Trentino è sicuramente tra le regioni al mondo nelle quali il climbing si respira di più» nota Simone Elmi, guida alpina di Activity Trentino, presidente dell’associazione sportiva Dolomiti Open e promotore dell’iniziativa «La falesia dimenticata»: si tratta della parete sulle gole del fiume Sarca, a San Lorenzo in Banale, tornata a vivere grazie a una campagna di crowdfunding. «Qui — continua — ciascuno trova quello che vuole in termini di arrampicata. A livello europeo e mondiale siamo una regione da podio». Elmi cita poi il progetto nato dal basso: «La falesia dimenticata è un esempio partito dal Trentino, dove l’arrampicata fa indotto turistico. Lo sport permette ai ragazzi di crescere e alle persone del posto di conoscere il proprio territorio».
I numeri sulle vie di arrampicata vengono dalle pubblicazioni di Versante sud, casa editrice di Milano specializzata in libri e guide di alpinismo, arrampicata, mountain bike e outdoor. «Il Trentino — ragiona il responsabile, Roberto Capucciati — ha le Dolomiti, uno dei terreni più fertili al mondo per l’alpinismo su roccia. Buona parte della storia è passata di lì e un itinerario su queste montagne resta un’esperienza unica. Se parliamo di arrampicata sportiva, Arco e l’intera valle del Sarca, come la zona delle gole di Toblino, ne sono stati una delle culle europee degli anni Ottanta. Roberto Bassi, Manolo, Heinz Mariacher, Jerry Moffatt hanno creato nuove idee su quello splendido calcare reso un paradiso dal clima mite del lago».
Il primato è ancora in mano al territorio, anche se la «concorrenza» è agguerrita. «Ancora oggi Arco e le Dolomiti — prosegue — restano un polo unico nel mondo come bellezza, qualità, quantità e varietà degli itinerari. A livello di vie multipitch su roccia credo non ci sia nulla di simile in Europa. Per quanto riguarda le falesie c’è il comprensorio di Finale Ligure che è in forte rilancio, poi ci sono territori di recente scoperta come la Sicilia che hanno un futuro roseo davanti. Certo, il Trentino ha dalla sua il fatto di essere, per il Nord Europa, la prima roccia «calda» oltre il Brennero. Una fortuna che difficilmente le farà perdere il podio. L’arrampicata — conclude — è un motore economico non da poco, servono però investimenti dell’ente pubblico per favorire il movimento turistico».
«È uno sport che fa indotto turistico e che consente di conoscere il territorio»