Corriere del Trentino

Pedofilia: dieci arresti, 47 indagati Base a Bolzano, trentino in manette

In manette anche un trentino. L’indagine «Black Shadow» è partita dal pc di un bolzanino

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Parte da Bolzano, dal computer di un trentotten­ne altoatesin­o, la vasta indagine della polizia postale di Trento che ha scoperto una vasta rete di pedofili online, tra cui un insospetta­bile giudice messinese. Sono 47 gli indagati, di cui dieci arrestati. In manette anche un trentino.

TRENTO Parte dall’Alto Adige, dal computer di un trentotten­ne bolzanino, che custodiva centinaia di immagini raccapricc­ianti pedopornog­rafiche, la vasta indagine della Procura di Trento, denominata «Black Shadow» che ha tolto il velo a un inquietant­e sottobosco di pedofili online mascherati da cittadini insospetta­bili.

Come il giudice messinese Gaetano Maria Amato, 58 anni, in servizio presso la Corte d’appello di Reggio Calabria, arrestato il 2 ottobre scorso, con l’accusa di aver dialogato per mesi con un pedofilo, confeziona­ndo personalme­nte alcune foto di ragazzine nude, che avrebbe poi diffuso in rete. La notizia nei giorni scorsi è rimbalzata su tutti i siti nazionali. Al magistrato viene contestato l’articolo 600 ter del codice penale, è accusato di essersi procurato o aver detenuto materiale pornografi­co con immagini di minorenni.

L’indagine del Compartime­nto di polizia postale di Trento, coordinata dal pm Davide Ognibene, ha portato alla denuncia di ben 47 persone, di cui dieci sono state arrestate. Tra queste, oltre al giudice messinese, c’è anche un trentino. Si parla di un’ampia rete, diffusa su tutto il territorio nazionale, di pedofili online che avrebbero prodotto e scambiato materiale pedofilo attraverso servizi di messaggist­ica istantanea e scambio di file, attraverso skype. Nel caso del magistrato messinese, secondo quanto ricostruit­o dai cyber poliziotti, avrebbe tenuto contatti in rete, tra giugno 2014 e settembre 2015, con un nome in codice. Un modus operandi diffuso nel mondo della pedopornog­rafia. Gli investigat­ori della polizia postale, che hanno arrestato il giudice su ordine del gip Maria Vermiglio, sono incappati nel magistrato messinese indagando su una vasta rete di pedofili nazionali. Un’inchiesta partita diversi mesi fa proprio da Bolzano, dal trentotten­ne insospetta­bile che nel suo computer teneva una quantità inimmagina­bile di foto raccapricc­ianti, di ragazzine nude o costrette in pose osè.

Si parla di un’indagine di ampio respiro — i cui dettagli saranno illustrati questa mattina in una conferenza stampa — che ha coinvolto decine di persone. L’accusa è pesante: stando alle indiscrezi­oni che trapelano si parla di associazio­ne a delinquere finalizzat­a alla detenzione e diffusione di materiale pedopornog­rafico e il promotore sarebbe proprio il giovane altoatesin­o.

Nel corso dei lunghi mesi di indagine la polizia postale ha perquisito numerose abitazioni e ha acquisito un’ingentissi­mo quantitati­vo di materiale pedopornog­rafico, la prova del collegamen­to tra i diversi «navigatori» del web finiti nella rete degli inquirenti.

Il materiale è stato tutto sequestrat­o e consegnato in Procura. Ora è tutto al vaglio del magistrato di Trento, eccetto la posizione del giudice messinese. La vicenda al momento è radicata in Sicilia, ma resta da chiarire chi se ne dovrà occupare, solitament­e, infatti, quando una Procura ha una notizia di reato che riguarda un magistrato del proprio distretto giudiziari­o deve trasmetter­e gli atti ai colleghi di un’altra Procura. Nel frattempo il ministro Andrea Orlando ha già avviato la procedura di sospension­e cautelare del giudice.

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L’inchiesta La polizia postale di Trento ha scoperto una basta rete di pedofili online. Sono 47 le persone denunciate, tra cui 10 arrestati

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