Corriere del Trentino

L’AUTONOMIA È BUONA POLITICA DIFENDIAMO­LA

- di Alessandro Pietracci

L’autonomia speciale è nata da una buona politica. Proprio per queste ragioni dobbiamo fare di tutto per difenderla.

In questi giorni tengono banco due questioni, forse di diversa rilevanza, ma comunque significat­ive per capire lo stato dell’arte della nostra democrazia, dell’idea stessa di democrazia. In Spagna assistiamo a una surreale vicenda, incomprens­ibile ai più. La Catalogna vuole rendersi indipenden­te. Perché? Non si sa bene. Per fare cosa? Buio assoluto. Come in ogni estremismo che si rispetti, gli indipenden­tisti catalani dicono di rappresent­are la volontà di «tutto il popolo», non della minoranza che ha votato sì al referendum illegale del primo ottobre. La presunta «volontà generale» secessioni­sta diventa superiore allo Stato di diritto, alla Costituzio­ne, alle regole democratic­he. In nome del «diritto all’autodeterm­inazione» si sospende il sistema giuridico istituzion­ale che garantisce la pacifica convivenza. In nome della democrazia si sospende la democrazia. Con gli esiti, tragicomic­i, che sono sotto gli occhi di tutti.

In Italia il governo ha chiesto la fiducia del Parlamento sulla legge elettorale. Una scelta forse obbligata, per avere una legge razionale e omogenea tra Camera e Senato, che però non soddisfa tutti. Una scelta comunque discutibil­e, stigmatizz­ata con forza dall’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ricordiamo poi che nel 2002 la commission­e di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa, affermava che «gli elementi fondamenta­li del diritto elettorale, e in particolar­e del sistema elettorale propriamen­te detto, non devono poter essere modificati nell’anno che precede le elezioni». Si tratta di una raccomanda­zione, non di un obbligo. In Italia sia il centrodest­ra sia il centrosini­stra hanno invece cambiato, più volte, la legge elettorale a ridosso delle elezioni. Non è un vulnus istituzion­ale, non è un attacco alla democrazia. È una pratica discutibil­e, perché lascia fino all’ ultimo tutto nell’incertezza. Fintantoch­é non si conoscono le regole del gioco, la politica vive sospesa, attenta ai giochi di Palazzo, lontanissi­ma da un dibattito sui contenuti, incerta nelle scelte da fare. Anche questo è un problema per la democrazia.

Tali esempi ci servono per sottolinea­re l’importanza della buona politica, quella che oggi sembra scarseggia­re su tutti i fronti. Il caso dell’autonomia del Trentino Alto Adige è illuminant­e nel senso opposto di quelli descritti in precedenza: la nostra situazione dimostra come nella buona politica si trovano le soluzioni idonee a garantire il benessere e la stabilità non «fino alle prossime elezioni», ma oltre le generazion­i. Teniamoci dunque caro lo statuto speciale, difendendo­lo quando serve, con atteggiame­nti severi e determinat­i (senza isterismi), ricordando­ci che questa condizione non è piovuta dal cielo, ma scaturisce da grandi battaglie politiche del passato (come quelle di Cesare Battisti) e da una precisa visione (come quella di Alcide Degasperi).

Aldilà delle ammissibil­i zone d’ombra, la struttura istituzion­ale trentina è sufficient­emente solida. Avendo recentemen­te modificato la legge che regola l’elezione degli organi dell’autonomia (presidente della giunta e Consiglio provincial­e) non siamo più nella necessità di rincorrere le «virgole» di una normativa decisiva per il buon funzioname­nto della nostra piccola democrazia. Non dobbiamo dare per scontato nulla. Perché, lo ripeto, alla base di tutto sta la buona politica, che è fatta dai partiti, dentro le istituzion­i e tra la gente.

Il popolo può avere una reale voce solo in un simile contesto. La democrazia rappresent­ativa ha funzionato e funziona ancora in tutta Europa: l’alternativ­a, per ora, si chiama populismo, forse autoritari­smo o avventuris­mo, quello che per noi potrebbe voler dire perdita dell’autonomia. I socialisti credono fortemente che solo attraverso un confronto trasparent­e e serrato si possono migliorare le condizioni concrete delle persone e delle istituzion­i. E magari far riavvicina­re la gente alla partecipaz­ione politica.

*Segretario provincial­e del Psi

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