L’AUTONOMIA È BUONA POLITICA DIFENDIAMOLA
L’autonomia speciale è nata da una buona politica. Proprio per queste ragioni dobbiamo fare di tutto per difenderla.
In questi giorni tengono banco due questioni, forse di diversa rilevanza, ma comunque significative per capire lo stato dell’arte della nostra democrazia, dell’idea stessa di democrazia. In Spagna assistiamo a una surreale vicenda, incomprensibile ai più. La Catalogna vuole rendersi indipendente. Perché? Non si sa bene. Per fare cosa? Buio assoluto. Come in ogni estremismo che si rispetti, gli indipendentisti catalani dicono di rappresentare la volontà di «tutto il popolo», non della minoranza che ha votato sì al referendum illegale del primo ottobre. La presunta «volontà generale» secessionista diventa superiore allo Stato di diritto, alla Costituzione, alle regole democratiche. In nome del «diritto all’autodeterminazione» si sospende il sistema giuridico istituzionale che garantisce la pacifica convivenza. In nome della democrazia si sospende la democrazia. Con gli esiti, tragicomici, che sono sotto gli occhi di tutti.
In Italia il governo ha chiesto la fiducia del Parlamento sulla legge elettorale. Una scelta forse obbligata, per avere una legge razionale e omogenea tra Camera e Senato, che però non soddisfa tutti. Una scelta comunque discutibile, stigmatizzata con forza dall’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ricordiamo poi che nel 2002 la commissione di Venezia, organo consultivo del Consiglio d’Europa, affermava che «gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale propriamente detto, non devono poter essere modificati nell’anno che precede le elezioni». Si tratta di una raccomandazione, non di un obbligo. In Italia sia il centrodestra sia il centrosinistra hanno invece cambiato, più volte, la legge elettorale a ridosso delle elezioni. Non è un vulnus istituzionale, non è un attacco alla democrazia. È una pratica discutibile, perché lascia fino all’ ultimo tutto nell’incertezza. Fintantoché non si conoscono le regole del gioco, la politica vive sospesa, attenta ai giochi di Palazzo, lontanissima da un dibattito sui contenuti, incerta nelle scelte da fare. Anche questo è un problema per la democrazia.
Tali esempi ci servono per sottolineare l’importanza della buona politica, quella che oggi sembra scarseggiare su tutti i fronti. Il caso dell’autonomia del Trentino Alto Adige è illuminante nel senso opposto di quelli descritti in precedenza: la nostra situazione dimostra come nella buona politica si trovano le soluzioni idonee a garantire il benessere e la stabilità non «fino alle prossime elezioni», ma oltre le generazioni. Teniamoci dunque caro lo statuto speciale, difendendolo quando serve, con atteggiamenti severi e determinati (senza isterismi), ricordandoci che questa condizione non è piovuta dal cielo, ma scaturisce da grandi battaglie politiche del passato (come quelle di Cesare Battisti) e da una precisa visione (come quella di Alcide Degasperi).
Aldilà delle ammissibili zone d’ombra, la struttura istituzionale trentina è sufficientemente solida. Avendo recentemente modificato la legge che regola l’elezione degli organi dell’autonomia (presidente della giunta e Consiglio provinciale) non siamo più nella necessità di rincorrere le «virgole» di una normativa decisiva per il buon funzionamento della nostra piccola democrazia. Non dobbiamo dare per scontato nulla. Perché, lo ripeto, alla base di tutto sta la buona politica, che è fatta dai partiti, dentro le istituzioni e tra la gente.
Il popolo può avere una reale voce solo in un simile contesto. La democrazia rappresentativa ha funzionato e funziona ancora in tutta Europa: l’alternativa, per ora, si chiama populismo, forse autoritarismo o avventurismo, quello che per noi potrebbe voler dire perdita dell’autonomia. I socialisti credono fortemente che solo attraverso un confronto trasparente e serrato si possono migliorare le condizioni concrete delle persone e delle istituzioni. E magari far riavvicinare la gente alla partecipazione politica.
*Segretario provinciale del Psi