CITTADINANZA, DIGIUNARE CONTRO LE PAURE
In questi giorni tra esponenti della società civile e del mondo politico è iniziata una staffetta di sciopero della fame per chiedere l’approvazione della nuova legge sulla cittadinanza. Anche la presidenza nazionale dell’Arci, per conto dell’associazione, parteciperà a tale iniziativa. Oggi tocca a me e al presidente di Arci Lazio, Alberto Giustini. A qualcuno sicuramente il gesto sembrerà eccessivo, anche senza «drammatizzarlo»: stiamo parlando di un solo giorno di digiuno. Per capire appieno la staffetta è però utile partire da una breve cronistoria. Nel 2013 la coalizione di «Italia Bene Comune» mise come primo punto del programma la cittadinanza per chi è nato e cresciuto in Italia. Se nasci e cresci in Italia chi sei? La risposta per noi è chiara: sei italiano ed è ora di riconoscerlo. È passata un’altra legislatura. Ogni volta non era tempo per loro. Bambine e bambini presi in ostaggio dall’opportunità politica del momento; alcuni di loro nel frattempo sono già diventate donne e uomini. Persone che sono nate e cresciute in una comunità facendone pienamente parte nella vita quotidiana ma parzialmente esclusi. Quelli che oggi sono ancora bambini frequentano le nostre scuole. È di qualche giorno fa il caso di Castel Volturno dove una squadra di basket, la «Tam Tam», composta in gran parte da bambini nati e cresciuti in Italia ma di origine straniera, non ha potuto iscriversi al campionato proprio perché mancanti della cittadinanza. Così è stata chiesta una deroga alla Federazione. Casi simili si sono avuti negli anni con le gite scolastiche. Episodi che rendono evidente di cosa stiamo realmente parlando, squarciando il velo della propaganda politica contraria e dell’ipocrisia. Però gli anni passano e il vuoto normativo rimane sconcertante. Era stato detto che il provvedimento sarebbe stato discusso, alla fine non sarà così. Noi ci mobilitiamo per ricordare le promesse,per chiedere di rispettarle,per non fare passare altri anni. Ma anche per dire, alle vittime di questa ingiustizia, che non sono soli, bensì parte della nostra comunità.
* Presidente Arci del Trentino