Sviluppo sostenibile
Intervenendo alla recente edizione della Borsa internazionale del turismo montano, l’assessore Provinciale per la tutela ambientale e per i trasporti, Mauro Gilmozzi ha riconosciuto l’urgenza che il turismo trentino adotti un nuovo modello di sviluppo. Nella medesima occasione l’assessore comunale trentino allo sviluppo economico ha sollecitato la pronta realizzazione della «grande funivia» Trento-Bondone, definita «un’opportunità unica di sviluppo locale». Senza voler demonizzare il progetto funiviario, non mi sembra che i programmi per il Monte Bondone messi a punto dalla giunta Andreatta camminino di pari passo con nuovi modelli di sviluppo turistico. Sempre e solo di sport e funivie si parla, e richieste quali il recupero dell’hotel Panorama a Sardagna o la valorizzazione delle casermette rimangono desolatamente senza risposta.
In verità, di sviluppo sostenibile per il Bondone e di diverse prospettive per la montagna ne ho sentito parlare: poche sere fa, a Sopramonte, in occasione di una serata-incontro organizzata dagli esponenti locali del Pd. In tutti gli interventi, senza alcuna eccezione, si è insistito sulla necessità di valorizzare la fascia meno alta della montagna, puntando sui centri storici, le malghe, le antiche passeggiate, dando vita a un turismo per così dire minore. L’esempio del vicino Alto Adige era presente a tutti i partecipanti. Sembrava pacifico che la porzione alta del Bondone, del resto in parte rovinata, fosse ormai satura avendo comunque in gran parte esaurito le proprie potenzialità. Personalmente condivido tale punto di vista. Vorrei però aggiungere una considerazione: il territorio di cui si parla, sostanzialmente le aree amministrate da Trento e Garniga, è troppo limitato e insufficiente per promuovere un turismo alternativo. Sarà bene tenere presente che il gruppo montano Bondone-Stivo si estende ben oltre, arrivando direttamente al lago di Garda. In un simile contesto, lo spazio disponibile per promuovere un nuovo turismo, e le ragioni per promuoverlo, mi sembrano ampiamente disponibili. Per fare solo un esempio, un percorso in cresta da cima a cima, se progettato e realizzato con qualche cura, facendolo poi conoscere, potrebbe diventare una meta importante, per chi dal «sentiero europeo» volesse giungere a piedi al Garda. Sono davvero molti, in questo territorio, i motivi di interesse per dei visitatori appena un poco attenti. Così ad esempio le tracce lasciate dai ghiacciai, il cui passaggio ha completamente segnato la morfologia di luoghi. Ci sono le marmitte dei giganti, e lo spettacolare fenomeno delle marocche di Dro, grandi frane postglaciali che oggi costituiscono un biotopo. Senza voler in alcun modo fare un elenco, ricorderò i molti bellissimi laghi, i numerosi castelli, i centri storici di notevole valore. Piccole chiese e antichi sentieri segnano le pendici della montagna, nel loro insieme tracce lasciate da millenni di frequentazione umana. La proposta di affidare il nuovo turismo a un parco naturale mi sembra purtroppo poco realizzabile. Piuttosto penso che una guida storico naturalistica del Gruppo, affidata a un gruppo di validi specialisti, potrebbe risultare fattibile incontrando il favore del pubblico. Francesco Borzaga, TRENTO