Autobruschetti, condanne severe in appello Quattro anni a Claudio e Marcello Innocenti
Accolto il ricorso del pm. Pena confermata per l’altro fratello. Il «buco»: 11 milioni di euro
TRENTO I dipendenti sono stati quasi tutti liquidati così come la maggior parte dei creditori, ma resta un’importante esposizione verso le banche. «Hanno tentato di salvare l’azienda, nessuno è fuggito con i soldi» ha precisato l’avvocato Alessandro Meregalli. È stata la crisi a mettere in ginocchio l’azienda, non si tratta di bancarotta fraudolenta. La difesa lo ha ribadito con forza anche nell’udienza davanti alla Corte d’appello di Trento, ma non è bastato.
Il collegio ha usato il pugno fermo e ha condannato i fratelli Innocenti per bancarotta fraudolenta infliggendo una pena severa a Claudio e Marcello, rispettivamente legale rappresentante della società e responsabile della contabilità. Quattro mesi di reclusione: così ha deciso la Corte che ha di fatto accolto il ricorso della Procura. Il pm di Rovereto Fabrizio De Angelis aveva infatti impugnato la sentenza di primo grado con la quale i due fratelli erano stati condannati a tre anni e mezzo di reclusione, mentre la Corte d’appello ha confermato la condanna a 2 anni e 4 mesi per l’altro fratello, Massimo Innocenti, ritenuto una posizione più marginale. La Corte ha confermato anche la pena accessoria dell’interdizione dall’esercizio di attività commerciali per dieci anni e di cinque anni dai pubblici uffici per Claudio e Marcello. I tre dovranno anche pagare una provvisionale di 500.000 euro alla curatela del fallimento che, già in primo grado, si era costituita parte civile. È una sentenza che pesa quella dei giudici trentini che di fatto suggella il crollo della storica concessionaria Volkswagen, Autobruschetti, fallita nel 2011. Si parla di un buco da ben 11 milioni di euro. La difesa nel corso dell’udienza davanti alla Corte d’appello ha cercato di dimostrare che i fratelli Innocenti avevano falsificato i dati sul magazzino, «gonfiando» il valore del parco mezzi, con l’unico scopo di tentare il tutto per tutto per proseguire l’attività. Inoltre — ha precisato ancora il difensore — alcuni passaggi di proprietà tra Autobruschetti e le società collegate Superauto e Superauto 3 andavano interpretati in una logica di gruppo. Le operazioni non erano distrazioni di denaro, secondo l’avvocato Meregalli, ma passaggi all’interno del gruppo. Insomma i tre fratelli avrebbe fatto di tutto per salvare l’azienda, ma sono rimasti schiacciati dai debiti.
Una ricostruzione, quella della difesa, per nulla condivisa dalla Procura. Secondo l’accusa i fratelli Innocenti hanno distratto fondi attraverso operazioni effettuate tra Autobruschetti e le altre due aziende del gruppo che avrebbero sovrastimato il valore del magazzino e infine hanno chiesto la procedura di fallimento con grave ritardo. Ora per la famiglia Innocenti resta aperta solo la strada del ricorso per Cassazione, un passaggio, a questo punto scontato, altrimenti se la sentenza di condanna dovesse passare in giudicato in linea teorica Claudio Marcello rischiano il carcere.