Corriere del Trentino

Minacce e insulti L’odissea di una Rsa

Denuncia «Addette inseguite con le cesoie» A processo il figlio di un ospite. «Anni di paura». Assunto vigilantes

- Di Dafne Roat

Il figlio di un anziano ospite della Rsa di Gardolo è a processo per molestie e minacce aggravate. L’uomo è accusato di aver reso la vita insopporta­bile alle assistenti della casa di riposo nella quale è ricoverato il padre. Dagli insulti sarebbe passato alle minacce e in un’occasione avrebbe fatto irruzione in una sala con in mano un paio di cesoie. «Fate quello che dico io, non quello che volete voi» avrebbe esordito. Un incubo durato anni. I responsabi­li della Rsa sono stati costretti ad assumere un vigilantes.

Una volta era la pulizia, un’altra il modo di accudire l’anziano papà o il cibo. Avrebbe contestato anche la pulizia della voliera all’ingresso della struttura. Bastava poco per far esplodere la rabbia. «Non mi prendere per il c.. dovete fare le cose come dico io e non come volete voi» avrebbe urlato rivolgendo­si a una delle assistenti il 17 settembre 2016.

È solo l’ultimo episodio di una lunga escalation durata anni. Un incubo per sette operatrici della Rsa «Stella del mattino» di Gardolo insultate minacciate e perseguita­te dal figlio di un anziano ospite, evidenteme­nte non contento della gestione e della cura del proprio padre. I rapporti con i parenti, soprattutt­o di fronte a storie dolorose di ospiti non autosuffic­ienti, sono spesso complessi, le discussion­i possono capitare, ma questa volta l’uomo sarebbe andato oltre tanto che la casa di riposo è stata costretta ad assumere un vigilantes per restituire un pizzico di serenità alle operatrici e al personale della casa di riposo. E da allora non sarebbe più accaduto nulla.

All’uomo, infatti, non sarebbe bastato il procedimen­to penale scattato nel 2014 per molestie e conclusosi con il pagamento di un’oblazione. Non si sarebbe fermato neppure dopo aver pagato, deciso più che mai a rendere la vita impossibil­e all’interno della Rsa. Minacce e insulti, in un caso, il 14 aprile 2016, l’uomo, 53 anni, di Trento, avrebbe fatto irruzione nella sala terapia inveendo contro il personale e impugnando un paio di cesoie. Il 20 aprile, con un piatto in mano, lamentando­si della scarsa pulizia, avrebbe imprecato, minacciand­o gli operatori di spedirli a Villa Igea. E non finisce qui. Nell’atto d’accusa, firmato dalla pm Maria Colpani, è annotata una lunga serie di episodi di minacce e ingiurie che si sono susseguiti mese dopo mese, talvolta a distanza di una sola settimana o pochi giorni l’uno dall’altro. Solo nel mese di luglio sono contestati due episodi, poi il cinquanten­ne ha continuato con insulti e minacce anche nei mesi di settembre, ottobre e novembre del 2016. In più occasioni i responsabi­li della struttura sono stati costretti a chiamare i carabinier­i, poi, esasperati, si sono rivolti all’avvocato Franco Busana e hanno sporto formale denuncia. D’altronde il clima in Rsa era ormai incandesce­nte. Le operatrici e tutto il personale viveva nella paura, tanto che sono intervenut­i più volte i sindacati.

La Uil, sul piede di guerra, a luglio 2016 aveva scritto una nota durissima al presidente della struttura parlando di «un clima organizzat­ivo deteriorat­o causato dall’ingerenza di alcuni parenti». I sindacati parlano di aggression­i verbali e minacce che proseguono da quattro anni. Un clima insopporta­bili, i presunti attacchi del cinquanten­ne avrebbero causato anche gravi ritardi nel servizio. Ora l’uomo è a processo per minaccia aggravata e molestie. Venerdì si è aperta l’udienza davanti al giudice Giuseppe Serao. Il difensore, l’avvocato Maria a Beccara, ha chiesto un rinvio risarcire il danno e presentare un’eventuale lettera di scuse. La Rsa si è costituita parte civile, ma si è riservata sulla quantifica­zione del danno.

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Il caso Il figlio di un ospite della Rsa di Gardolo è accusato di aver minacciato e insultato le assistenti e tutto il personale della casa di riposo

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