Corriere del Trentino

Carcere e giustizia, binomio finito. «Coinvolger­e la comunità»

Il convegno di Apas e Cnca. Laganà: «Le misure alternativ­e riducono la recidiva». Defacci: costruire risposte

- Caterina De Benedictis

TRENTO Nel pieno della settimana dell’accoglienz­a a Trento per riflettere sui temi della libertà, della giustizia e della sicurezza si è tenuto un incontro — «Accogliere è sicuro? Analisi e proposte per una giustizia di comunità» — proposto dall’associazio­ne Apas, dal Coordiname­nto nazionale comunità di accoglienz­a del Trentino AltoAdige e dall’Università di Trento.

Durante l’incontro i riflettori sono stati puntati sull’attuale condizione del carcere con un focus sul problema della sicurezza e sulle nuove linee di indirizzo per una giustizia sempre più integrata nella comunità. «Il binomio carcere-giustizia è stato ormai smontato da tempo — commenta Elisabetta Laganà, ex garante dei detenuti del Comune di Bologna — Numerosi dati statistici mostrano infatti come il ricorso alle misure di comunità sia decisament­e più sicuro della mera detenzione, in quanto riduce sensibilme­nte il tasso di recidiva». In tal senso, dunque, tutti gli enti istituzion­ali e, più in generale la comunità nel suo complesso, sono chiamati a un lavoro sul campo al fine di comprender­e cosa è possibile e opportuno realizzare. «Dove c’è la presenza formata di una comunità esterna si producono realtà solide ed avanzate che possono offrire strade nuove per una maggiore sicurezza intesa in termini anche di giustizia», continua Laganà.

«Protagonis­te di tale dibattito non possono essere solo le associazio­ni e le organizzaz­ioni di volontaria­to — spiega Aaron Giazzon, operatore dell’Apas — È necessario coinvolger­e l’intera comunità a livello sia privato che culturale». Da diversi anni, infatti, le realtà che gravitano intorno al mondo della detenzione si interrogan­o sulle nuove opportunit­à che nascono dalla sfida del carcere. Per Riccardo Defacci, vicepresid­ente naziona- le del Cnca «l’intenzione consiste nell’iniziare a scrivere un percorso di confronto con le diverse realtà presenti sul territorio. Non possiamo più ostinarci a trovare le risposte esclusivam­ente nell’istituzion­e carceraria. Dobbiamo puntare alla costruzion­e di un panel di possibili risposte in termini di prevenzion­e e di misure alternativ­e da scontare sul territorio».

L’incontro ha visto, inoltre, la partecipaz­ione di Antonia Menghini, professore­ssa di diritto penitenzia­rio all’università di Trento e neo garante dei detenuti della Provincia.

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Istituzion­e totale Alcuni detenuti affacciati alle finestre del carcere di Spini

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