Carcere e giustizia, binomio finito. «Coinvolgere la comunità»
Il convegno di Apas e Cnca. Laganà: «Le misure alternative riducono la recidiva». Defacci: costruire risposte
TRENTO Nel pieno della settimana dell’accoglienza a Trento per riflettere sui temi della libertà, della giustizia e della sicurezza si è tenuto un incontro — «Accogliere è sicuro? Analisi e proposte per una giustizia di comunità» — proposto dall’associazione Apas, dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza del Trentino AltoAdige e dall’Università di Trento.
Durante l’incontro i riflettori sono stati puntati sull’attuale condizione del carcere con un focus sul problema della sicurezza e sulle nuove linee di indirizzo per una giustizia sempre più integrata nella comunità. «Il binomio carcere-giustizia è stato ormai smontato da tempo — commenta Elisabetta Laganà, ex garante dei detenuti del Comune di Bologna — Numerosi dati statistici mostrano infatti come il ricorso alle misure di comunità sia decisamente più sicuro della mera detenzione, in quanto riduce sensibilmente il tasso di recidiva». In tal senso, dunque, tutti gli enti istituzionali e, più in generale la comunità nel suo complesso, sono chiamati a un lavoro sul campo al fine di comprendere cosa è possibile e opportuno realizzare. «Dove c’è la presenza formata di una comunità esterna si producono realtà solide ed avanzate che possono offrire strade nuove per una maggiore sicurezza intesa in termini anche di giustizia», continua Laganà.
«Protagoniste di tale dibattito non possono essere solo le associazioni e le organizzazioni di volontariato — spiega Aaron Giazzon, operatore dell’Apas — È necessario coinvolgere l’intera comunità a livello sia privato che culturale». Da diversi anni, infatti, le realtà che gravitano intorno al mondo della detenzione si interrogano sulle nuove opportunità che nascono dalla sfida del carcere. Per Riccardo Defacci, vicepresidente naziona- le del Cnca «l’intenzione consiste nell’iniziare a scrivere un percorso di confronto con le diverse realtà presenti sul territorio. Non possiamo più ostinarci a trovare le risposte esclusivamente nell’istituzione carceraria. Dobbiamo puntare alla costruzione di un panel di possibili risposte in termini di prevenzione e di misure alternative da scontare sul territorio».
L’incontro ha visto, inoltre, la partecipazione di Antonia Menghini, professoressa di diritto penitenziario all’università di Trento e neo garante dei detenuti della Provincia.