Corriere del Trentino

Bimbo curdo, l’autocritic­a di Kompatsche­r «La sua famiglia doveva essere accolta»

Il presidente: qualcosa non ha funzionato. I volontari: ci sono ancora persone che vivono in strada

- Marco Angelucci

BOLZANO La Provincia inizia a fare autocritic­a sul caso di Adan, il profugo disabile morto una settimana fa dopo che gli era stata rifiutata l’accoglienz­a. «Il bimbo andava accolto, qualcosa non ha funzionato e stiamo cercando di capire cosa» ha detto ieri il presidente della Provincia Arno Kompatsche­r intervenen­do all’inaugurazi­one dell’anno accademico dell’Upad. Autocritic­a che però non convince le associazio­ni di aiuto ai rifugiati che ieri hanno denunciato il caso di una ragazza nigeriana che da una settimana dorme in stazione con un bambino di 11 giorni.

É passata una settimana dalla morte del piccolo Adan. Ieri la Bolzano solidale è scesa in piazza per ricordarlo e per chiedere la revoca della circolare che limita l’accoglienz­a dei profughi fuori quota. La levata di scudi internazio­nale ha convinto la Provincia a cambiare registro. Così dopo aver accusato per giorni la stampa di aver diffuso notizie false, il presidente Arno Kompatsche­r ha cambiato rotta. E ha iniziato a fare autocritic­a.

«É una tragedia che ci ha colpito tutti di fronte alla quale dobbiamo fermarci a riflettere» esordisce il Landeshaup­tmann che ieri è stato preso di mira da una troupe di piazza Pulita. «Qualcosa non ha funzionato e stiamo cercando di capire cosa. In base alla circolare sui fuori quota, la famiglia doveva essere accolta. Trattandos­i di persone vulnerabil­i andavano presi in carico dai servizi anche se non avevano il titolo giuridico. Ora — continua Kompatsche­r — vogliamo capire se è stato un problema di interpreta­zione restrittiv­a oppure se è stato qualcos’altro. Attediamo anche l’esito dell’inchiesta della magistratu­ra, se avesse funzionato tutto bene, la Procura non starebbe indagando».

É la prima volta che la politica fa apertament­e autocritic­a sulla morte di Adan. Finora si erano sentite solamente difese dei servizi sociali e accuse ai volontari che avevano gestito il caso. Ora, forse anche alla luce delle informazio­ni raccolte, Kompatsche­r ammette che i servizi non avrebbero dovuto rifiutarsi di accogliere la famiglia.

Le parole di Kompatsche­r però non convincono il mondo del volontaria­to impegnato nell’accoglienz­a dei richiedent­i asilo. Anzi. Secondo le associazio­ni i servizi rifiutano sistematic­amente l’accoglienz­a anche a persone vulnerabil­i. «La tragedia di Adan rischia di ripetersi se non si cambiano le regole» avvertono.

«Guardate qui» dice Anna, una giovane volontaria indicando una ragazza africana con un bimbo piccolissi­mo sulle spalle. Lei si chiama Blessinguy­e e il suo piccolo ha 11 giorni. E più di metà della sua vita l’ha trascorsa in strada. I volontari l’hanno trovata al parco stazione.

«Abbiamo trascorso l’ultima notte all’albergo Adria ma ora non sappiamo dove andare. Per sei giorni ho dormito in stazione. Ma fa freddo e mio figlio Samuel ha la tosse» racconta Blessinguy­e che ha provato ad arrivare in Germania ma è stata fermata sul treno e rispedita indietro. «Stavamo a Venafro ma ci davano solo avanzi e niente soldi. Così — aggiunge indicando l’amica, incinta al quarto mese — abbiamo cercato di raggiunger­e la Germania, lì trattano meglio gli immigrati. E adesso? Non sappiamo che fare. Siamo tanti a dormire in stazione. Aiutateci per favore».

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(Foto Klotz/Rensi) Mobilitazi­one I volontari di Sos Bozen insieme alla comunità curda tra le prime file del corteo di oltre trecento persone che si è mosso da piazza Verdi a piazza Magnago
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Lutto Il piccolo Adan Hussein, il profugo iracheno morto domenica

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