Investimenti pubblici In dieci anni crollo del 20%
Dato in linea con la media nazionale. Débâcle Nordest: - 37%
TRENTO Negli ultimi dieci anni gli investimenti pubblici in Trentino sono calati del 20,3% passando da 1.424 milioni a 1.153 milioni di euro. Ma poteva andare anche peggio, se confrontiamo il dato con la débâcle del Nordest (-37,4%, pari a - 5,3 miliardi) . Peggio di noi hanno fatto Friuli Venezia Giulia (-51,1%), Veneto (-36,9%) Bolzano (-25,5%). E pure, rimanendo a Nord, anche Piemonte (-44,9%) ed Emilia Romagna (-41,9%).
A dirlo i numeri dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre che presenta per questo settore una panoramica del Paese definita «rovinosa». Dal 2005 al 2017, fa sapere il centro studi, la contrazione è stata del 23% (il Trentino ha pure fatto un po’ meglio della media nazionale) ma rispetto al 2009, punta massima di crescita registrata prima della crisi, la riduzione è stata pesantissima: -35%.
Nessun altro indicatore economico ha registrato una tale caduta percentuale. In termini
nominali in questi ultimi otto anni abbiamo «bruciato» 18,6 miliardi di euro di investimenti. Se rispetto al 2016 abbiamo leggermente invertito la tendenza, nella nota di aggiornamento del Def presentata nelle settimane scorse, si evince che nel 2017 l’ammontare complessivo della spesa per investimenti del settore pubblico si dovrebbe attestare a quota 35,5 miliardi di euro.
«Gli investimenti pubblici – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - sono una componente del Pil poco rilevante in termini assoluti, ma fondamentale per la creazione di ricchezza. Se non miglioriamo la qualità e la quantità delle nostre infrastrutture materiali, immateriali e dei servizi pubblici, questo Paese è destinato al declino. Senza investimenti non si creano posti di lavoro stabili e duraturi in grado di migliorare la produttività del sistema».
A livello territoriale (vedi tabella), la ripartizione con la contrazione peggiore è stata quella del Nordest. Tra le regioni del Sud spicca il risultato positivo ottenuto dalla Puglia (+20,3%), dalla Basilicata (+24,3%), dalla Calabria (+38,1%) e dall’Abruzzo (+57%) che ha potuto beneficiare degli interventi pubblici della ricostruzione post terremoto. I settori maggiormente penalizzati? Mobilità (-24,9%), cultura e ricerca ( -47,6% ), l’amministrazione generale (-41,8 %), le attività produttive e opere pubbliche (-13,3% ).
«Nonostante la crisi generalizzata, in Trentino siamo riusciti a tenere gli investimenti — commenta l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi — va