«Europa, l’identità comune è utopia Lavorare sulla comunicazione»
Negli ultimi anni si sente spesso parlare della necessità di riformare l’Unione Europea. A tal proposito, l’Istituto Affari Internazionali (Iai) e il Centro Studi sul Federalismo (Csf) hanno condotto uno studio, dal titolo «Governing Europe», i cui risultati sono stati raccolti nel volume «Governing Europe. How to Make the EU More Efficient and Democratic».
Il testo analizza l’attuale struttura di governance dell’Ue e avanza delle proposte di riforma, finalizzate ad aumentare l’efficienza e la democraticità del sistema decisionale europeo. «Anziché semplificarsi con lo sviluppo dell’Unione, il tema della governabilità tende a complicarsi sempre di più», sostiene Gianni Bonvicini (nella foto), dell’Iai. Uno dei problemi è l’integrazione differenziata. «Dobbiamo accettare che i Paesi dell’Ue possano voler e dover procedere a diverse velocità — commenta Flavio Brugnoli del Csf — Il problema è convergere sulla meta, l’integrazione». Ma come attuare tale processo? «Bisogna chiedersi se la differenziazione non rischi di generare un’eterogeneità che potrebbe stonare con l’unitarietà dell’Unione — spiega Marco Brunazzo, dell’università di Trento — o cercare di capire come conciliare l’integrazione differenziata, che darebbe vita a nuovi organi e istituzioni, con la necessità di trasparenza e accountability del sistema di governance europeo». Il ruolo dell’Italia? Nonostante la Brexit abbia dato al Paese una grande opportunità di protagonismo sullo scenario europeo, esso non appare in grado di svolgere un ruolo di player. «L’Italia — chiarisce il senatore Giorgio Tonini — è l’esempio di una crisi generale che investe un po’ tutta l’Europa». Il riferimento: la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. «Siamo passati dall’essere uno dei Paesi più “euro entusiasti” ad essere tra quelli più “euro scettici” — commenta — per ovviare a tale problema è necessario concentrarsi sul tema della condivisione della responsabilità». Secondo i curatori non si deve rincorrere «l’obiettivo utopico di creare un’identità europea, ma lavorare su una comunicazione capace di spiegare ai singoli cittadini dei diversi Stati i vantaggi in alcuni settori chiave, come il welfare e la giustizia sociale».