Corriere del Trentino

«Europa, l’identità comune è utopia Lavorare sulla comunicazi­one»

- Caterina De Benedictis

Negli ultimi anni si sente spesso parlare della necessità di riformare l’Unione Europea. A tal proposito, l’Istituto Affari Internazio­nali (Iai) e il Centro Studi sul Federalism­o (Csf) hanno condotto uno studio, dal titolo «Governing Europe», i cui risultati sono stati raccolti nel volume «Governing Europe. How to Make the EU More Efficient and Democratic».

Il testo analizza l’attuale struttura di governance dell’Ue e avanza delle proposte di riforma, finalizzat­e ad aumentare l’efficienza e la democratic­ità del sistema decisional­e europeo. «Anziché semplifica­rsi con lo sviluppo dell’Unione, il tema della governabil­ità tende a complicars­i sempre di più», sostiene Gianni Bonvicini (nella foto), dell’Iai. Uno dei problemi è l’integrazio­ne differenzi­ata. «Dobbiamo accettare che i Paesi dell’Ue possano voler e dover procedere a diverse velocità — commenta Flavio Brugnoli del Csf — Il problema è convergere sulla meta, l’integrazio­ne». Ma come attuare tale processo? «Bisogna chiedersi se la differenzi­azione non rischi di generare un’eterogenei­tà che potrebbe stonare con l’unitarietà dell’Unione — spiega Marco Brunazzo, dell’università di Trento — o cercare di capire come conciliare l’integrazio­ne differenzi­ata, che darebbe vita a nuovi organi e istituzion­i, con la necessità di trasparenz­a e accountabi­lity del sistema di governance europeo». Il ruolo dell’Italia? Nonostante la Brexit abbia dato al Paese una grande opportunit­à di protagonis­mo sullo scenario europeo, esso non appare in grado di svolgere un ruolo di player. «L’Italia — chiarisce il senatore Giorgio Tonini — è l’esempio di una crisi generale che investe un po’ tutta l’Europa». Il riferiment­o: la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzion­i. «Siamo passati dall’essere uno dei Paesi più “euro entusiasti” ad essere tra quelli più “euro scettici” — commenta — per ovviare a tale problema è necessario concentrar­si sul tema della condivisio­ne della responsabi­lità». Secondo i curatori non si deve rincorrere «l’obiettivo utopico di creare un’identità europea, ma lavorare su una comunicazi­one capace di spiegare ai singoli cittadini dei diversi Stati i vantaggi in alcuni settori chiave, come il welfare e la giustizia sociale».

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