Le piante per i piccoli spazi Ecco i profumati lillà e ribes
Nel 1815 Goethe scrisse 12 poetiche righe su un albero scoperto nel cortile di un convento buddista in Cina: il Ginkgo biloba. Dai ritrovamenti dell’epoca preistorica sappiamo che cresceva già al tempo dei dinosauri e delle ammoniti: un fossile vivente. Goethe ne ebbe in regalo una piantina, all’epoca un’estrema rarità, da uno dei fratelli Humboldt. Oggi, amici colti regalano un ginkgo al neo-proprietario di un giardino, o una magnolia o un acero giapponese. Questi alberi mi paiono tutti capi tribù, ma senza indiani. Perché Goethe non ha scritto una terzina su semplici buoni regalo? O non ha esaltato in giambi i consigli di un bravo maestro giardiniere? O lodato in rime baciate cespugli a crescita lenta? È dovuto al suo poetizzare se nei giardini di cento metri quadri oggi troviamo un ginkgo; lasciato crescere, potrebbero raggiungere 30 metri di altezza e 15 metri di ampiezza.
Cosa invece pianterei in un piccolo giardino? Un’Abelia mosanensis (non accontentandomi delle solite abelie dei vivai; lo cercherei in internet), chiamata abelia coreana, nella sua maturità alta appena due metri. Da giugno a fine luglio si ricopre di fiorellini rosati molto profumati e in autunno è una fiammata gialla, oro, con sfumature marrone castagna. Oppure — mi piacciono allegre stelline in numerosi grappolini di fiori bianchi che si aprono per tutta l’estate — cercherei la Deutzia setchuensis, una cinesina; cresce anche nell’ombra chiara. Per amanti di fioriture rosse e copiose, ecco il ribes da fiore, Ribes sanguineum. Sotto i rami ricadenti verso il basso — s’impedisca a chiunque anche all’amato marito o alla moglie di potare — che sfiorano il terreno sia delle deutzie, sia delle abelie o del ribes, sistemerei molte rose di natale, anemoni trilobate, scille, bucaneve e mughetti. La Syringa vulgaris, il lillà per intenderci, regala bellissimi fiori profumati, oltre a questi, però, null’altro: è un arbusto rigido, caccia polloni senza fine, le foglie estive verdastre sono bruttine. Al suo posto potrei sistemare la Syringa meyeri «Palibin», minuta, con copiosi grappoletti profumati viola chiari. Un altro arbusto profumato, corteccia, foglie, fiori, è il Calycanthus floridus, da non scambiare con il Calycanthus fertilis, completamente inodore; da far crescere dietro una panca in giardino, a portata di naso, per sfregarne le foglie fra le dita, o cogliere anche un fiore, due giri di petali rosso vino. L’odore emanato assomiglia all’aroma dolce-pungente della cantina di mio nonno, dove teneva le mele a maturare. Da tenere a mente: quello che comunemente è chiamato calicanto e fiorisce profumatissimo in febbraio, in verità si chiama Chimonanthus praecox.