ANNA FRANK «GIALLOROSSA» E UNA SOCIETÀ PRIVA DI VALORI
«Una goliardata»: così gli ultrà della Lazio hanno definito il vergognoso fotomontaggio con l’immagine di Anna Frank con la maglia romanista diffuso dopo la partita contro il Sassuolo. Una vergogna, un’uscita razzista e xenofoba che ora viene sminuita, anche perché negli anni l’antisemitismo dilagante e il continuo revisionismo storico messo in atto da estrema destra e neonazisti di tutta Europa è stato in qualche modo sempre tollerato e, dunque, indirettamente, alimentato. C’è da augurarsi che l’indagine interna avviata dalla Figc abbia qualche conseguenza concreta, anche se mi riservo dei dubbi, visto come di solito vanno a finire simili inchieste. Certo, appare evidente che qualche cortocircuito c’è stato e che la messa in vendita dei posti per abbonati come biglietti a un euro abbia favorito l’ingresso degli ultrà allo stadio. Ho invece letto con piacere la dura condanna da parte di tutti gli esponenti politici, dalla Raggi a Renzi: il rispetto per un popolo che è stato sterminato e perseguitato non deve avere colore politico e non deve venire mai meno, di qualsiasi fazione politica si tratti, perché l’antifascismo è un valore sancito dalla Costituzione e deve essere un pilastro fondante delle nostre vite. Quanto accaduto va quindi condannato e bisogna prendere delle contromisure efficaci. Incluso il limitare spazi e agibilità politica per certi gruppi che inneggiano al neofascismo e all’antisemitismo. Giuliana Zorzi Gentile signora Zorzi,
Che le curve siano ormai diventate un ricettacolo di bestialità razziste è sotto gli occhi di tutti. Non farei però un discorso esclusivamente legato al calcio. L’ignoranza che ha prodotto l’adesivo di Anna Frank con la maglia della Roma nasce fuori dallo stadio, in una società dove gran parte fatica ancora oggi a conoscere la propria storia, non sa cosa sia stata la Resistenza oppure l’Olocausto. Figurarsi se ha letto il diario della ragazzina ebrea che insieme ad altri sette compagni ha vissuto in clandestinità nella casa sul retro in Prinsengracht 263 ad Amsterdam. Dopo più di due anni quegli innocenti clandestini furono scoperti e deportati nei campi di concentramento.
Certo, il calcio non può nascondere la testa sotto la sabbia, deve interrogarsi sul perché tutto il marcio venga molto spesso a concentrarsi all’interno di una curva, dove dovrebbe invece albergare unicamente la passione per la propria squadra del cuore.
Anch’io come lei nutro dubbi in merito all’indagine interna da parte della Figc. Seppure l’idea di leggere una pagina del diario di Anna Frank prima delle partite di oggi sia comunque positiva, non risolve il problema (ci vuole ben altro di un’azione estemporanea) ma può accendere le coscienze, fare riflettere. Sono anni che si leggono denunce relative al razzismo da stadio, ho perso il conto in merito a quante commissioni d’indagine sono state fatte. Il risultato finale sono gli adesivi degli ultrà della Lazio con l’effige di Anna Frank. Qualcosa probabilmente non ha funzionato.
Sposo totalmente la posizione assunta sul Corriere della Sera di ieri da Massimo Gramellini: «Se fossi un tifoso della Roma — ha scritto — mi appunterei sul petto il fotomontaggio di Anna Frank, ringraziando quei miserabili per avermi ritenuto degno di un così grande onore». Per un giorno almeno sentiamoci tutti Anna Frank.