SELEZIONE DA VALUTARE
Il Rosatellum bis — oltre a confermare l’infelice tradizione lessicale, emblema di sciatteria politica — apre una sfida interessante in Trentino-Alto Adige dove, a differenza del resto del Paese, la quota maggioritaria sopravanza quella proporzionale. Considerando che proprio sul proporzionale è stata confermata l’opzione a favore dei listini bloccati, l’elettore regionale potrà esercitare una scelta parzialmente più libera perché sull’uninominale i candidati prima e gli eletti poi saranno spinti a coltivare un rapporto stretto con il collegio.
L’impianto complessivo della riforma appare un modesto compromesso — in nessun Paese come l’Italia la legge elettorale si è trasformata da strumento a fine con continui cambiamenti di assetti e filosofie — e non garantisce la certezza di un vincitore, rischiando (o cercando) una riedizione delle larghe intese. La negoziazione per il Trentino-Alto Adige, però, offre in linea di principio qualche segnale positivo, ma con la pecca non secondaria di limitare (soprattutto al Senato) le chance di successo delle opposizioni e dei movimenti outsider. Un oggettivo vulnus democratico.
Ora la legge elettorale va interpretata politicamente. La riproposizione dei listini bloccati sulla Camera (in regione 5 deputati su 11 saranno eletti così, uno solo nel Senato) abbinata alla crisi di legittimità dei partiti suggerisce, per esempio, l’apertura di percorsi di selezione dei candidati partecipati e inediti (non necessariamente le primarie) per evitare bocciature alle urne. Ciò significa che la composizione delle candidature non può essere solo l’esito di una contrattazione tra segreterie politiche.
L’uninominale avrà poi l’effetto di rafforzare la spinta coalizionale già contenuta nella legge. Il centrosinistra autonomista ha una sua specificità che, per certi versi, lo metterà al riparo dalla deriva nazionale del Pd, destinato a essere baricentro di sé stesso se non avanzerà l’ipotesi di un differente candidato alla presidenza del Consiglio. Per la coalizione al governo in sede locale potrebbe essere l’occasione di un rilancio di contenuti e progettualità da più parti sollecitato: la rappresentanza non è un terreno secondario dove ricostituire il politico. Un discorso quasi a rovescio veste il centrodestra, lanciato sul piano nazionale e ripiegato in quello locale. In questo scenario il Movimento 5 stelle, da primo partito nazionale, si ripropone come forza antisistema pronta a capitalizzare gli errori altrui. E la scelta dei rappresentanti potrebbe sovvertire le previsioni degli avversari.