Corriere del Trentino

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO OCCASIONE DA NON SPRECARE

- Il caso di Luca Malossini

La scorsa settimana molti studenti hanno protestato contro l’alternanza scuola-lavoro. Forse hanno ragione perché bisogna passare a una fase successiva. Oggi parliamo di industria 4.0 intesa come applicazio­ne della tecnologia avanzata. Già il termine alternanza presuppone una netta separazion­e tra il sapere e il saper fare. Dobbiamo allora parlare di complement­arità, e non di alternanza, e non è solo una questione terminolog­ica. Dobbiamo immaginare per i nostri figli un sistema per cui l’istruzione, la formazione e il lavoro siano processi che si completino. La scuola ha un ruolo importante per costruire sia le conoscenze sia le competenze che mancano. Poi è necessario che occupazion­e e sistema scolastico si completino per garantire un futuro fatto di «sapere» e di «sapere fare». Questi due concetti non si acquisisco­no solo nel mondo scolastico, ma abbisognan­o di una formazione continua per tutta la vita. Le conoscenze, non solo nel campo specifico del lavoro, sono fondamenta­li. Un venditore che non dimostri una certa cultura di base non può essere certo convincent­e. Un barista quante volte si relaziona con i clienti su vari argomenti di cultura generale? Creiamo un’industria 5.0 basata su creatività e cultura. Lorenzo Valla, TRENTO

Caro professor Valla,

concordo con lei che istruzione e lavoro devono fare parte di un unico progetto formativo, la conoscenza è alla base di qualsiasi attività lavorativa. Aver introdotto l’alternanza «scuola-lavoro» penso sia stata una buona scelta, ma va gestita con cura per evitare delle forzature inopportun­e. Ed è proprio verso tali forzature che si è rivolta la protesta degli studenti. Non capisco perché sia stata bollata come una presa di posizione portata in piazza da ragazzi viziati, svogliati, buontempon­i, pigri, piccoli snob radical chic. Sono andato a leggere le richieste alla base della mobilitazi­one: rendere l’alternanza scuola-lavoro realmente sostenibil­e, formativa e utile. Secondo una ricerca condotta dall’Unione degli studenti il 57% ha portato avanti percorsi non inerenti al proprio curriculum di studi, il 40% ha visto i propri diritti negati (tra cui anche la stessa sicurezza sul lavoro). Ben l’87% vorrebbe poter decidere sul proprio percorso di alternanza scuola-lavoro. Qualcosa pertanto c’è da aggiustare nell’interpreta­zione della proposta. La stessa ministra Fedeli aveva dichiarato che «con l’alternanza si è introdotta un’innovazion­e didattica nella scuola per consentire ai ragazzi di completare il proprio percorso formativo con competenze nuove, che difficilme­nte maturerebb­ero nel solo ambito scolastico». Se questo deve essere l’obiettivo finale, ben venga allora l’alzata di scudi degli studenti. Oggi la situazione pratica ci racconta un’altra storia.

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