«I populisti governino e la gente capirà che sono inadatti»
Roberto Savio venerdì a Trento: «L’Europa si sta spostando a destra»
TRENTO Una virata a destra, non solo in Europa, che riporta «agli anni Trenta». Le ultime tornate elettorali del Vecchio continente non fanno che confermarlo. E in Italia, prossima alle urne, «vinceranno i Cinque stelle e si capirà che non saranno in grado di governare in modo serio». Roberto Savio, giornalista, già collaboratore di Aldo Moro, fondatore di numerose organizzazioni attive nel campo dell’informazione, interverrà venerdì alle 18 alla Sala Rosa del palazzo della Regione in occasione della presentazione del volume «Nel nome dell’umanità».
Riccardo Petrella, nel suo libro, sostiene la necessità di un «nuovo patto sociale mondiale», fondato, fra le altre cose, sullo sradicamento delle cause strutturali di ineguaglianza e povertà: un passaggio praticabile secondo lei?
«Si tratta più di una provocazione che di una proposta di tipo politico. Dichiarare la povertà illegale non ha alcuna capacità politica, perché il tema è uscito dal dibattito. Petrella spera di scuotere la gente, ormai narcotizzata e incapace di indignarsi. Presenta battaglie di totale utopia e lo testimonia il fatto che oggi l’utopia sia diventata chimera».
Petrella parla anche della fine della «globalizzazione guerriera»: partito come tema ostile, prodotto del colonialismo, per certi aspetti la globalizzazione può essere anche positiva nel suo interscambio di persone e popoli. Ciò che manca è il concetto di equità, è d’accordo?
«È cambiato il concetto di solidarietà: il termine, nell’attuale dibattito politico, è diventato un codice di comunicazione per lottare contro la teoria dell’austerità così come si è diffusa in Europa. Su questo stesso valore si è poi divisa l’Europa dell’est da quella dell’ovest a proposito dell’accoglienza. Per dimostrare come il termine sia stato talmente stiracchiato da non aver più nulla a che vedere con la parola originale, Petrella sceglie la via della provocazione».
Lei è membro della direzione del Centro europeo per la pace e lo sviluppo: le ultime elezioni, quelle austriache, ma anche la Brexit o la crisi spagnola, cosa ci dicono sull’Unione europea e le sue sorti?
«Prima di quelle austriache ci sono state le elezioni olandesi, francesi e tedesche e da ultime le votazioni in Repubblica ceca: tutte hanno segnato l’aumento del consenso a destra, col particolare che oramai quelli che consideravamo i programmi della destra sono diventati quelli dei partiti tradizionali, che per non perdere le elezioni si sono spostati su una piattaforma xenofoba, identitaria e nazionalista col risultato che stanno sparendo. In Italia abbiamo due partiti formalmente antieuropei e xenofobi, i Cinque stelle e la Lega di Salvini, la cui piattaforma, di fatto, sta cominciando a essere un po’ quella di tutti. Se si allarga lo sguardo poi agli Stati Uniti di Donald Trump, a Paesi nazionalisti come Russia, India e Cina, di fatto il mondo sta tornando agli anni Trenta. È preoccupante. E la cosa peggiore è che i giovani non votano».
Restando in tema di elezioni, cosa può dire dell’Italia che presto andrà alle urne?
«Vinceranno i Cinque stelle e io lo spero, perché sarà l’occasione per vedere che questi movimenti non hanno un’agenda politica ma solo populista, non riusciranno a governare in modo serio e questo potrebbe invertire la tendenza di cui parlavo. Finora i populisti non sono mai andati al potere con la maggioranza, quando succederà la gente si renderà conto che non hanno risposte reali ai problemi. Certo, il Paese dove ciò accadrà non sarà un luogo felice ma si assisterà, almeno spero, a un’inversione di marcia. Lo stesso ragionamento si era fatto anche per l’Egitto e i Fratelli musulmani. Peccato che il generale Al Sisi li abbia messi fuori gioco con un golpe che ha instaurato una dittatura peggiore della precedente. La nostra speranza è che non vi sia nessun Al Sisi in Europa».
Tornando al concetto di solidarietà, lo stesso principio di assenza pare riflettersi anche sull’accoglienza dei migranti: in Trentino, ad esempio, il sistema provinciale fatica a trovare case nella gran parte dei Comuni.
«La solidarietà è un valore eterno e in Trentino, territorio di emigrazione, deriva dall’averla vissuta. Apro un piccola parentesi: dalla caduta del muro di Berlino a quando si è deciso che il capitalismo avrebbe unificato il mondo siamo tutti vissuti sui valori della cupidigia, del successo individuale, dell’arricchimento del mercato. Ora, mentre si annunciava un cambio di paradigma per cui il mercato non era l’unica soluzione, è arrivata l’immigrazione e ha portato la paura. Adesso gli italiani sono per un verso educati alla cupidigia, per un altro stanno venendo educati alla paura da quegli amministratori che su questo sentimento giocano per ottenere il consenso elettorale. Si tratta, anche in Trentino, di una minoranza attiva che riesce a prevalere sulla maggioranza silenziosa».
Da giornalista come valuta lo stato di salute dell’informazione oggi? E il ruolo e il peso delle nuove tecnologie per la comunicazione?
«Le nuove tecnologie hanno fatto sì che oggi per la prima volta nella storia dell’uomo esista la comunicazione, perché prima c’era solo l’informazione. Il risultato è che per la necessità di comunicare, oggi, la gente non si informa più, diventando, di conseguenza, monomaniaca. I giornali non sono più in grado di essere la finestra sul mondo che erano un tempo, danno notizie che però non contestualizzano, si sono dedicati all’avvenimento e non al processo: i cittadini, dunque, leggono sempre di meno e non hanno la capacità di distinguere fra tutto ciò che trovano in internet».