Corriere del Trentino

Gallerie Piedicaste­llo L’ultimo atto della Grande guerra

Anteprima sulla mostra alle Gallerie: si parte il primo dicembre Gardumi: «Un percorso in tre parti: soldati, civili e filmati storici»

- Di Gabriella Brugnara

Isoldati sono allo stremo, nella mente e nelle ossa portano il peso di mesi e anni di guerra. A diversi di loro è probabilme­nte capitato di vivere la tragica Veglia scolpita da Ungaretti: «Un’intera nottata/ buttato vicino/ a un compagno/ massacrato/ con la sua bocca/ digrignata/ volta al plenilunio». Al contempo, giorno dopo giorno, ogni soldato sente farsi sempre più vera la riflession­e che il poeta affida ai versi conclusivi, quella di non essere «mai stato/ tanto attaccato alla vita». Un pensiero che stabilisce un immediato e mai sopito legame con gli affetti più cari, con le persone che «da casa» vivono in trepida attesa.

Soldati e civili, sono questi i due poli attraverso cui nella Galleria Nera si dipanerà L’ultimo anno 1917-1918, la mostra che dall’1 dicembre presso le Gallerie di Piedicaste­llo racconterà il capitolo conclusivo della Grande Guerra. Curata da Lorenzo Gardumi, storico presso la Fondazione museo storico del Trentino, l’esposizion­e chiuderà le commemoraz­ioni del centenario.

Partendo dall’idea che la guerra costituisc­e un meccanismo, una sorta di officina che stritola chi vi entra, il percorso espositivo non osserverà una struttura rettilinea, ma si svilupperà per poli tematici che restituisc­ano la visione di costituire ciascuno una parte del grande ingranaggi­o. Si agirà anche rappresent­ando più piani fisici — l’alto, il basso, il lungo, il contorto — con l’obiettivo di far comprender­e quanto fosse ridotta la percezione dell’esterno in trincea.

Gardumi, ci anticipa le coordinate principali dell’iniziativa?

«Abbiamo pensato a un percorso strutturat­o in tre parti principali. Ci sarà un’ampia sezione dedicata interament­e ai soldati, e quindi alla loro esperienza pregressa. Non si possono dimenticar­e infatti i due anni di conflitto già trascorsi, e neppure il contesto nazionale. Mappe, materiale fotografic­o, cartine permettera­nno di individuar­e i luoghi principali degli scontri militari. Non mancherann­o anche degli oggetti più simbolici, distribuit­i lungo l’intero percorso. L’ultima parte racconterà invece la guerra dalla parte dei civili, attingerà all’esperienza di coloro, donne e uomini, non coinvolti direttamen­te, ma comunque mobilitati nel contesto del conflitto».

E la sezione centrale come interverrà tra i due poli di soldati e civili?

«Il cuore della galleria avrà il compito, in certo senso, di “sollevare” il visitare dal racconto precedente e di prepararlo al successivo. Sarà una parte più prettament­e cinematogr­afica, con filmati che dovrebbero fungere da spazio di respiro, di allentamen­to dell’intensità. Ad accompagna­re il visitatore ci sarà anche una sorta di percorso parallelo, affidato al riadattame­nto del diario di una batteria austrounga­rica, che dal fronte dell’Isonzo, dopo Caporetto si sposta, raggiunge il Piave e quindi gli altipiani. Un documento interessan­te perché presenta un po’ una sintesi degli avveniment­i del 1917, visti però dalla prospettiv­a “degli altri”».

Come entrerà in tutto questo la dimensione internazio­nale del conflitto?

«Una parte introdutti­va spiegherà la densità di eventi che caratteriz­zarono il 1917 e il 1918, con uno sguardo che si allargherà alla situazione militare bellica europea. Spazio sarà dato alla Rivoluzion­e russa del 1917, sottolinea­ndo come in quello stesso momento si raggiunga il culmine della crisi militare, ma anche morale delle potenze dell’Intesa. Per il 1918, invece, il tema principale riguarda l’arrivo delle truppe americane. L’entrata in guerra degli Usa avviene nel 1917, ma è l’anno successivo che si materializ­za effettivam­ente sul fronte occidental­e».

Verranno affrontate delle riflession­i attorno al tema della vittoria?

«Di fatto, il 1917 è considerat­o dalla maggior parte degli storici l’anno della crisi, il 1918 quello della vittoria. Ci soffermere­mo sul dopo Caporetto, e sulla battaglia di Vittorio Veneto. La parte dedicata ai soldati si chiuderà con l’entrata delle truppe italiane a Trento, mentre per quanto riguarda i civili, non seguiremo un criterio cronologic­o, ma descrivere­mo le loro esperienze nelle varie situazioni. Ci occuperemo dei profughi trentini, e dopo Caporetto anche di quelli friulani e veneti che vivono l’esperienza traumatica dell’occupazion­e austrounga­rica. Un approfondi­mento riguarderà anche le donne e i bambini per indagare in che dimensione furono coinvolti nei processi indotti dal conflitto».

Una vittoria tra virgolette, che ha avuto anche costi pesanti dal punto di vista delle perdite umane.

«Sarebbe stato interessan­te estendere l’analisi all’immediato dopo guerra, e alle varie fratture – economiche, sociali, politiche, ideologich­e – che si originano e porteranno all’avvento del fascismo. Abbiamo preferito però concludere la mostra con una sorta di riassunto in termini anche numerici, per ricordare che i caduti militari sono stati 650.000 e oltre 600.000 i civili. Ci sarà poi una sezione dedicata alle lettere che le madri scrivono ai figli al fronte, anche quelle che inviano dopo la guerra per avere notizie sui soldati dispersi. Lettere spesso rimaste senza risposta».

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 ??  ?? In mostra Sopra, l’uscita di una pattuglia, a destra il volto di un giovane soldato Le madri Sezione dedicata alle lettere ai figli al fronte
In mostra Sopra, l’uscita di una pattuglia, a destra il volto di un giovane soldato Le madri Sezione dedicata alle lettere ai figli al fronte
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