Corriere del Trentino

La retorica inutile

- Presidente Associazio­ne trentina «Italia-Israele»

Su un crescente antisemiti­smo negli stadi, negli ultimi giorni molto si è scritto e tanto si è detto. Condivido vari autorevoli commenti e senza presunzion­e alcuna vorrei qui aggiungere un’ultima nota sulla vicenda di Anna Frank.

Personalme­nte sono arrivato alla conclusion­e che il fatto non sussiste. È stata una sceneggiat­a. Però è proprio qui che arrivano i problemi: insistendo nell’insultare gli ebrei, il sentimento antisemita si propaga pericolosa­mente e con estrema naturalezz­a. La stessa adottata dai tifosi laziali nel considerar­e il paragone con Anna Frank un insulto.

Orrendi i tifosi che hanno abusato di quel dolce volto: andavano denunciati e perseguita­ti. Penoso un presidente, capace di dire certe frasi dopo l’omaggio floreale davanti alla sinagoga. La comunità ebraica, forse in cerca di una giusta cura, si è involontar­iamente prestata alla farsa. Succede,a volte si scelgono i propri nemici più che gli amici. Offesa, bene ha fatto a gettare tale omaggio nel Tevere.

Appaiono spesso inutili certe autorità politiche e dirigenze sportive, con le loro condanne,

i loro minuetti di letture pedagogich­e prima delle partite e le maglie con il volto della martire ebrea. Inutile certa stampa che per due giorni ha montato la retorica dell’indignazio­ne, accreditan­dosi e moraleggia­ndo.

Le cose stanno così. L’antisemiti­smo è una delle grandi piaghe culturali del XXI secolo e la

lotta contro di esso non può trasformar­si in una macchietta ridicola,come in questo caso. Auschwitz, Birkenau e Treblinka, i campi che videro l’annientame­nto dei deportati dal ghetto di Roma, sono ancora lì a testimonia­re che non è stata una sceneggiat­a.

Oggi è Israele l’erede delle milioni di Anne Frank e la sua

difesa è la vera grande battaglia per chi abbia davvero a cuore verità e giustizia per il popolo ebraico e non solo, sapendo che il vero antisemiti­smo non si trova solo negli stadi, ma nei selciati di certe moschee, in tante aule universita­rie, nei partiti, in molti parlamenti, nelle agenzie dell’Onu, in television­e, nei libri e anche in taluni giornali.

Per difendere la memoria viva servono nuovi elementi, storia e spunti in grado di avvicinare le nuove generazion­i a temi che sono di tutti e come tali vanno difesi, lontani da retorica e vuote celebrazio­ni.

Marcello Malfer,

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