Dyscrasic Morphing
L’evento La prima dell’opera di Uvietta per la Hydn a Bolzano poi a Trento L’autore: «Il lavoro era stato cominciato da Berio, poi mi disse: continua tu»
Una composizione che, come spiega Marco Uvietta, «cerca di immaginare cosa accadrebbe se la Toccata V di Girolamo Frescobaldi si trasformasse nella Toccata VII di Michelangelo Rossi, e se questa metamorfosi andasse in frantumi, si mescolasse con frammenti estranei e fosse ricostruita secondo un’altra logica».
È da questo immaginifico processo che prende vita Dyscrasic Morphing, un brano inedito scritto dallo stesso Uvietta, docente di musicologia e storia della musica all’Università di Trento, autore di numerosi saggi sulla musica del Novecento, in particolare sul linguaggio musicale di Luciano Berio. Di prossima uscita è la sua edizione critica della Straniera di Bellini, che verrà pubblicata dall’editore Ricordi.
Ma sono gli studi sul linguaggio musicale di Berio a costituire il fecondo tramite alla genesi di Dyscrasic Morphing, l’opera realizzata da Uvietta in seguito alla commissione ricevuta dalla Fondazione Orchestra Haydn che, nell’ambito della stagione sinfonica 2017/2018, sarà proposta in prima assoluta (direttore Marco Angius) all’Auditorium di Bolzano il 14 novembre alle 20, e il giorno successivo alle 20.30 presso l’Auditorium Santa Chiara di Trento.
Professor Uvietta, partiamo proprio dal suo legame con Berio per raccontare da dove scaturisce questo lavoro.
«Nel gennaio 2003 Luciano Berio, che sarebbe purtroppo mancato il maggio successivo, mi donò la prima pagina, sei battute in tutto, di una trascrizione per orchestra della Toccata V per organo di Girolamo Frescobaldi, che in quel momento, a distanza di molti anni da quando l’aveva scritta, attribuì erroneamente a se stesso. In effetti, la scrittura era inequivocabilmente la sua. A metà tra l’invito e la richiesta mi disse: “Continua tu”».
E lei decise di avverare questo desiderio di Berio?
«Solo dopo la sua morte scoprii che in realtà si trattava di una trascrizione di Ghedini, che Berio aveva ricopiato al fine di dirigerla insieme ad altre tre trascrizioni frescobaldiane del suo maestro. Ma questi particolari non erano rilevanti per il mio progetto, perché nel frattempo avevo messo a pun-
to l’idea di una composizione originale anziché una trascrizione. La fiducia che Berio manifestò nei miei confronti mi induceva comunque a tenere in considerazione il suo suggerimento. Studiando Frescobaldi notai delle curiose analogie tra la sua Toccata V e la Toccata VII di Michelangelo Rossi».
Da questo intreccio scaturisce dunque Dyscrasic Morphing. Che aspetti intende sottolineare con questo titolo?
«La traduzione potrebbe essere “Metamorfosi discontinua”, espressione che viene spiegata dal sottotitolo “da Girolamo Frescobaldi a Michelangelo Rossi attraverso di me — e altri”. Si tratta di un lavoro in cui confluiscono le esperienze che hanno influenzato la mia formazione, reminiscenze di Verdi, Debussy, Skrjabin, Bartók, Stravinskij, e che assumono la forma di “interferenze” determinate da momentanee affinità strutturali. Autori più recenti sono inestricabilmente contesti nel mio linguaggio e quindi difficilmente individuabili. Ho lasciato che questo flusso di associazioni di idee scorresse liberamente».