Il Medio Oriente secondo Cremonesi «Non solo Isis»
Inviati di guerra Cremonesi al Don Bosco di Laives «Dopo la caduta di Raqqa serve inglobare i sunniti»
«Se voi europei aveste mantenuto le promesse, adesso Isis non starebbe provando a rubarci Kobane. La frase mi colpisce. È trascorso un secolo da quando Francia e Inghilterra si spartirono il Medio Oriente, però per lui, che è nato in un villaggio dell’Anatolia solo diciannove anni fa, quel fatto resta vivo, immanente, terribilmente importante. Come se un europeo nato nel 1995 ci venisse a dire minaccioso che all’origine dei suoi problemi odierni stanno i confini stipulati alla conferenza di Parigi nel 1919 tra Germania e Francia».
È con questo episodio che inizia Da Caporetto a Baghdad, il libro scritto da Lorenzo Cremonesi per Rizzoli che si legge tutto d’un fiato, ricco di particolari e aneddoti capaci di trasportare il lettore con rara lucidità nei vari teatri di guerra di ieri ma soprattutto di oggi. Da Caporetto a Baghdad è una lettura del Primo conflitto mondiale alla luce delle esperienze dell’autore in qualità di inviato in territori di guerra.
Lorenzo Cremonesi, milanese di nascita, è inviato speciale del Corriere della Sera e dal 1982 si occupa di Medio Oriente. È tra i massimi conoscitori dei conflitti che negli anni hanno disseminato quel lembo di terra distrutto dalle bombe. Un giornalista che batte palmo a palmo i teatri di guerra, narrando quanto accade oltre il Mediterraneo, a poche miglia di distanza dalle nostre coste. Nel 2005 fu anche rapito nella Striscia di Gaza dalle brigate di Al-Aqsa, in occasione di un’azione dimostrativa e poco dopo rilasciato. L’inviato di guerra è un lavoro pericoloso che, per essere fatto bene, non può che essere svolto sul campo, a contatto con il nemico, cercando modi sicuri per arrivare alla fonte della notizia senza essere scoperti.
«Oggi non è molto diverso da ieri — spiega il giornalista e scrittore Cremonesi — I fondamentali dei conflitti rimangono uguali. Quando gli uomini si fanno la guerra prevale la menzogna. Il primo problema che ha il giornalista è distinguere tra realtà e finzione, tra propaganda e verità. Il secondo problema sono le fonti. Nei conflitti in Medio Oriente abbiamo un problema nuovo. Se in passato il giornalista poteva essere rapito o saltare in aria su una mina, oggi per l’Isis siamo target legittimi. Ci cercano per usarci come esca». L’inviato del Corriere della
Sera ci offre una visione privilegiata e reale di quanto sta avvenendo in Medio Oriente, dove la lotta all’Isis prosegue imperterrita anche a telecamere spente. È notizia degli ultimi giorni la conquista di Raqqa da parte della coalizione di forze guidate dai curdi siriani sotto l’ombrello americano. La presa di Raqqa, da sempre la roccaforte jihadista, ha ridotto l’Isis ad una guerriglia frammentata.
Ma la lotta non è finita, perché, come spiega Cremonesi, «dopo la caduta di Raqqa la comunità internazionale dovrà far fronte ad una nuova sfida. Dovrà riuscire ad inglobare i sunniti, in modo che possano sentirsi a casa propria nella loro regione. Non basta combattere l’Isis, ma bisogna combattere i fattori che l’hanno generato».
La comunità internazionale sarà chiamata a giocare un ruolo importante, altamente strategico per la pace del Medio Oriente. «La guerra non finisce mai con la fine della guerra — conclude il giornalista — Gli odi e le frustrazioni proseguono. Se la comunità internazionale non sarà in grado di inglobare i sunniti, in futuro ci troveremo ad affrontare un nuovo movimento terroristico che vedrà come protagonisti proprio questi ultimi. Ad oggi la comunità sembra guardare da un’altra parte: a Trump, alla guerra in Corea. Questo può rappresentare un problema».
Sabato sera alle 20.30 Lorenzo Cremonesi sarà al Centro Don Bosco di Laives per la presentazione del suo libro Da Caporetto a Baghdad.
Un’occasione per tutti di potersi confrontare su temi caldi, quali la situazione mediorientale, il terrorismo, la strategia di contrasto al fondamentalismo, con una delle firme più autorevoli del panorama internazionale, nonché tra i maggiori esperti di conflitti del Medio Oriente. A moderare la serata sarà Giancarlo Riccio, firma di questo giornale, collaboratore di la Lettura del Corriere della Sera e docente di Storia del giornalismo a Berlino. Con lui Cremonesi parlerà anche della sua esperienza di inviato di guerra e di come questo ruolo si è trasformato con la sua generazione rispetto alle precedenti.
Professione Il primo problema è distinguere verità e propaganda poi le fonti