Corriere del Trentino

Lo Cascio darà voce agli scritti di Fava «Sarò un testimone»

Domani al Sociale Lo Cascio darà voce agli scritti di Fava «Sarò un testimone, non un attore»

- Bontempo

Lo scrittore e giornalist­a Giuseppe Fava venne ucciso a Catania la sera del 5 gennaio 1984 con cinque colpi calibro 7,65 sparati alla nuca da sicari di Cosa nostra. Ucciso mentre si stava recando al Teatro Verga — nella via a lui ora dedicata — per prendere la sua nipotina Francesca. Se vicino a un teatro Fava ha trovato la morte, dentro a un teatro ritroveran­no la vita e la voce i suoi scritti, «i pensieri di chi, esempio di forza e rigore intellettu­ale, provenient­e non dalle istituzion­i ma dalle coscienze civili, ha lottato per affermare la legalità, la tutela dei diritti violati per un’anelata salubrità sociale e un’inseguita libertà civile». Parole di Andrea de Bertolini, presidente dell’Ordine degli avvocati di Trento, che domani alle 20.30 — assieme alla giornalist­a del Corriere del Trentino Dafne Roat — presenterà al Teatro Sociale lo spettacolo Il silenzio è mafia, una lettura degli scritti di Pippo Fava introdotta da un video sulla sua vita realizzato da Lorenzo Pevarello, autore e regista della Fondazione museo storico. L’evento è a ingresso libero, previo ritiro dei biglietti a partire dalle 19.30. A dare voce e anima agli scritti di Fava sarà Luigi Lo Cascio, attore palermitan­o celebre per film quali La meglio gioventù e I cento passi, suo esordio cinematogr­afico in cui interpretò Peppino Impastato, il giornalist­a e attivista assassinat­o dalla mafia il 9 maggio 1978.

Lo Cascio, che ricordo ha dell’omicidio di Pippo Fava? All’epoca lei aveva 17 anni.

«Allora avevamo una percezione imprecisa e falsata del fenomeno mafioso, eppure a Palermo c’erano stragi ogni giorno. La morte di Fava si perdette a causa dell’ignoranza, una morte tra le tante, per di più oscurata da tesi denigrator­ie sui moventi (si parlò di delitto passionale, ndr), come se quell’omicidio non fosse stato legato invece alla battaglia di Fava contro la mafia e contro l’imprendito­ria e la politica locale colluse. C’era un’enorme distanza tra la verità percepita e la verità reale, si veniva a sapere tutto dopo. Ci sono molte somiglianz­e in tal senso con la morte di Peppino Impastato, anch’essa inizialmen­te poco chiara, o poco chiarita».

Come si sente a ridare voce agli scritti di Fava? Che cosa vi ha trovato?

«Sia Fava che Peppino si erano resi conto delle potenziali­tà del teatro come mezzo di informazio­ne, approfondi­mento e denuncia. Quello che farò con gli scritti di Fava non sarà uno spettacolo ma una lettura: non sarò un attore bensì un testimone. I testi che ho scelto sono rappresent­ativi dell’amore di Fava per la Sicilia, come il lungo reportage che fece negli anni ’60, scoprendo e spiegando con lo sguardo e la profondità di un antropolog­o la grande miseria che ancora affliggeva l’isola. Un fenomeno che secondo lui rappresent­ava il terreno di coltura della criminalit­à: non ci sarebbe la mafia senza la miseria e l’ignoranza. Anche in questi reportage non mancava la denuncia, seppur priva di attacchi specifici, cui sono dedicati altri scritti che leggerò».

«I cento passi», «La meglio gioventù», «Buongiorno notte», «Noi credevamo». La sua carriera passa attraverso la storia del nostro Paese, spesso delle sue pagine più buie.

«Sono sempre stati i registi a ritenermi adatto per quei ruoli, a vedere una certa continuità nei miei personaggi, e io sono sempre stato felice di aver recitato in quei film, che ho amato da spettatore, ed essere identifica­to con essi».

Un ruolo atipico per lei è invece quello del cattivo, del villain: il boss criminale Walter Mercurio di «Smetto quando voglio-Ad honorem», terzo capitolo della saga di Sydney Sibilia, di prossima uscita.

«Mi sono divertito in questo film, che consiglio a tutti. Il regista mi ha chiesto di rendere il mio personaggi­o un cattivo verosimile, non un pupazzo. Sulla scena non faccio distinzion­i, di cattivi ne ho interpreta­ti spesso, sia al cinema — penso a Buongiorno, notte — che a teatro, per esempio vestendo i panni di Iago».

Ricordi Avevamo una percezione falsata del fenomeno

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