Di Blasi, saluto amaro
Mi rivolgo alle pagine di questo quotidiano che tante volte hanno ospitato con curiosità e cortesia notizie e informazioni sulla rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto per indirizzare un saluto al pubblico di questa manifestazione e a quanti l’hanno seguita e apprezzata.
Ho terminato la mia collaborazione con la fondazione Museo Civico per dirigere o comunque curarne il programma cinematografico, non termina però il mio legame con questa storica istituzione roveretana iniziato più di 30 anni fa nel nome di Paolo Orsi e Federico Halbherr.
Ho curato e raccolto, credo con soddisfazione e successo, il programma di questa mia ultima edizione della rassegna appena conclusa, nonostante l’anno sia iniziato con la richiesta brusca e improvvisa che facessi «un passo di lato».
La mia «maturità anagrafica» era di ostacolo al proseguimento dell’attività. Rimango dell’idea che la mia maturità anagrafica e professionale poteva essere un motivo per coinvolgermi pienamente e per tempo nella decisione di sostituirmi.
Nessuno si é degnato di ascoltarmi nonostante 30 anni di collaborazione e attività. Tale decisionismo di amministratori, di ogni genere e tipo, incurante di dettagli storici, oggi sembra essere una virtù. Ma sto parlando di maturità anagrafica quando immagino le modalità di simili comportamenti vadano cercate in altre ragioni, magari elettorali, in quanto stiamo entrando in una girandola di appuntamenti di questo tipo (nazionali, provinciali). Probabilmente è anche un bene che sia finita così.
Esco più volte sconfitto nelle mie aspirazioni che volevano questo festival una manifestazione legata alla città e al territorio, così come lo è il Trento Film festival (ex Montagna) per il capoluogo. Quanti tentativi, quante proposte, quanti muri di gomma.