«Patto Pd-Upt, eventi comuni»
Fravezzi: «Legge elettorale? Complica l’avvio della legislatura»
«Un percorso comune su grandi temi». È l’obiettivo del patto tra Pd e Upt secondo il senatore Fravezzi.
TRENTO «Possiamo evitare di commettere i soliti errori del centrosinistra, che si divide o litiga, lanciando un percorso comune capace di dare una prospettiva durante una fase complessa e affrontando i grandi temi». Sono questi, per Vittorio Fravezzi, il contenuto e il valore del documento sottoscritto da Partito democratico e Unione per il Trentino. Elementi presenti in potenza nel testo, da trasformare in atti da parte degli esponenti dei due partiti.
Senatore, qual è il prossimo passo?
«Quando si firmano intese di tipo politico deve prevalere la coerenza di attuazione rispetto agli obiettivi comuni che sono stati fissati. A livello complessivo è importante cogliere l’occasione per un rilancio e una rigenerazione del centrosinistra».
C’è chi però, all’interno della stessa Upt, si oppone a momenti comuni.
«Momenti di confronto e iniziative concrete servono per dare coerenza a un documento che altrimenti resta solo per gli addetti ai lavori. Le iniziative comuni sono opportune e qualcuna andrebbe messa in campo già entro l’anno».
Cosa immagina per iniziative comuni?
«Dipende dai livelli a cui si concretizza la collaborazione. In molti Comuni Upt e Pd collaborano già, poi si può salire al livello delle comunità di valle fino a quello provinciale. Può trattarsi di proposte emendative di fronte a una Finanziaria ma anche dibattiti su grandi temi. L’accordo ha alla base la volontà di rilanciare una cultura. Richieste che provengono dal nostro elettorato e che non possiamo tradire».
Forse ancora di più in seguito al rinnovato accordo tra Patt ed Svp.
«Patt ed Svp lavorano su un filone interno al mondo autonomista. Il nostro è un ragionamento anche più ambizioso, se vogliamo, perché non si limita al momento elettorale. Allo stesso tempo restiamo alleati convinti sia del Patt che della Svp. Su base regionale, anche se le due province voteranno in maniera distinta, dovremo trovare un assetto comune. L’accordo non è quindi una risposta, ma manifesta l’intenzione di recuperare una forte centralità nella coalizione. Insieme possiamo farlo».
A proposito di elezioni, il Rosatellum sta ricevendo critiche da destra a sinistra. Lei come valuta la nuova legge elettorale?
«Le critiche sono in parte condivisibili però noi l’abbiamo votato che in questo momento era un compromesso necessario. È un segnale anche se purtroppo non risolverà tutti i problemi. Noi avevamo un’idea, che poi è stata peggiorata dagli interventi di Forza Italia e Cinque stelle. Il risultato è, ripeto, un compromesso».
È preoccupato per il modo in cui la legge tradurrà il voto dei cittadini?
«Su scala nazionale un po’ lo sono. Credo che l’avvio della prossima legislatura sarà complesso, però prendo atto che questo accordo è partito dalla Camera e ha messo insieme destra e sinistra. Se si fosse applicato maggiormente il modello trentino allora credo avremmo avuto una certezza maggiore sui giorni subito successivi al voto, sulla formazione del nuovo governo. Detto questo, avevo presentato un disegno di legge per il ripristino del Mattarellum, che in fondo aveva garantito maggioranza, alternanza e rappresentanza. Forse quindi il Rosatellum non è il massimo, ma è il massimo che possibile in questa fase storica».
Per quanto riguarda il Trentino Alto Adige?
«Nei confronti della nostra regione è stata mantenuta una certa attenzione, salvaguardando gruppi linguistici e la delicatezza del nostro territorio».