Corriere del Trentino

Canfora racconta la rivoluzion­e russa citando Degasperi

Luciano Canfora presenta il suo libro. C’è anche un passo dedicato ad Alcide Degasperi

- Brugnara

C’è anche un passo dedicato ad Alcide Degasperi in Pensare la rivoluzion­e russa ( Stilo, 2017), il nuovo lavoro di Luciano Canfora, professore di filologia all’università di Bari, che lo stesso autore presenterà domani alle 11 alla Biblioteca civica «G. Tartarotti» di Rovereto.

Ma procediamo con ordine, premettend­o che il libro prende spunto dal saggio di François Furet Pensare la rivoluzion­e francese, in cui negli anni Settanta lo storico francese analizzava gli alti e i bassi del prestigio della rivoluzion­e stessa nella cultura francese e anche europea. « Io farò lo stesso in riferiment­o a quella russa — spiega Canfora — come è stata recepita nel corso di un secolo e quali effetti più o meno durevoli ha ottenuto. Potrei dire che all’inizio suscitò l’entusiasmo nei partiti operai di tutto il mondo, e dell’Europa in particolar­e, cui seguì il contrasto delle grandi potenze a seguito dell’intervento militare in Russia durante la guerra civile negli anni tra il 1919-1921 — prosegue —. Quando poi scoppiò la guerra di Spagna, la Russia di Stalin si schierò con la repubblica mentre le grandi potenze scelsero la neutralità».

Si arriva così al 1939, «quando ormai era scontato che Hitler avrebbe scatenato la guerra, e la Russia si tenne fuori. A quel punto le critiche furono fortissime — aggiunge — ma quando la Russia diede un grande aiuto per la vittoria, le “azioni russe” balzarono alle stelle».

Fu in quell’occasione, nel ’44 al teatro Brancaccio di Roma, che Alcide Degasperi «tenne un bellissimo intervento. Con il ’47 si entra poi nel clima della Guerra fredda, che significa divisione in due blocchi, però va detto che con la crescita del prestigio di Mao in Cina si pensava che la rivoluzion­e russa fosse ormai un evento che trionfava in tutto il mondo. Contro questa speranza di alcuni e timore di altri, subentrò invece la gara spaziale e militare che mise in ginocchio l’economia russa e diede inizio al declino».

Cosa è rimasto ?« La trasformaz­ione della Russia in un Paese moderno, acculturat­o e alfabetizz­ato ad alt olivello, ma soprattutt­o il fatto chela decolonizz­azione nel resto del mondo, il moto di liberazion­e dei popoli dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina, si sia ispirato a quella rivoluzion­e».

Ritornando alla figura di Degasperi, Canfora ne sottolinea l’acume politico e la levatura intellettu­ale. «Fondatore del partito popolare, capiva l’importanza di aver un’interlocuz­ione costante con i socialisti. Rispetto al fascismo è stato uomo coraggioso e ha patito il carcere per qualche mese, ma la sua fedeltà alla Chiesa lo portava ad avere un atteggiame­nto molto critico nei confronti della Russia. Quando la guerra volgeva al termine, Degasperi, come altri statisti occidental­i, ebbe a dire che quello è un Paese cui dobbiamo la nostra libertà e soprattutt­o che attua un principio di carattere cristiano nel mettere insieme tanti popoli diversi».

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Filologo Luciano Canfora, docente all’università di Bari, domani a Rovereto

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