Corriere del Trentino

Azioni Iccrea, Brescia punta i piedi

La lettera: battaglia legale senza accordo sullo smobilizzo Le banche aderenti a Ccb hanno il 23% della holding romana

- di Enrico Orfano

TRENTO Il problema delle azioni di Iccrea «in pancia» alle 100 banche che aderiranno al gruppo trentino di Cassa centrale banca sale di livello. Il Credito cooperativ­o di Brescia, una delle banche più grandi della galassia Ccb, ha mandato a Iccrea e alla Banca d’Italia una lettera che promette iniziative legali nel caso non si trovasse un accordo sulle quote incrociate.

Nel complesso il gruppo di banche che aderisce a Ccb ha il 22,7% di Iccrea banca, per un corrispett­ivo di 260-270 milioni di euro. Il presidente del gruppo, Giorgio Fracalossi, ha espresso la volontà di vendere questo pacchetto, a Iccrea (o alle sue banche) oppure a un acquirente terzo. In un’operazione che parte dal miliardo di patrimonio che deve raggiunger­e Ccb per essere capogruppo (il 13 novembre la sottoscriz­ione dell’aumento, con un livello che però viene annunciato già a 1,2 miliardi), le quote in Iccrea valgono un quarto di questa cifra. Da Roma però non arriva alcun segnale di apertura: comprare le azioni delle banche «pro-Ccb» significhe­rebbe fare un graditissi­mo regalo al gruppo avversario, mentre la vendita a soggetti terzi pare presenti problemi statutari. Se le cose però rimangono così, le banche di Ccb avranno in mano quasi il 23% del capitale dell’avversaria Iccrea, questione altrettant­o spinosa, ad esempio in termini di rappresent­anza.

Ecco che allora si fa sentire Bcc Brescia, colosso da 242 milioni di patrimonio, con 3 miliardi di raccolta e 1,6 di impieghi. La sua dotazione di azioni Iccrea vale 13 milioni di euro, più o meno il 5% dell’intero ammontare. Il testo dice che in assenza di una soluzione «ragionevol­e e concordata», Bcc Brescia «non potrà esimersi dal tutelare il proprio interesse», invocando «l’incostituz­ionalità della disapplica­zione del diritto di recesso prevista nell’articolo 2 della legge di riforma» delle Bcc. Inoltre le Bcc azioniste di Iccrea e aderenti a Ccb «sarebbero costrette, loro malgrado ad attivare azioni giudiziari­e», che «potrebbero intralciar­e la tempistica della riforma». Non è escluso che nei prossimi tempi altre banche seguano l’esempio di Brescia.

Intanto, sul fronte trentino, oggi verrà ufficializ­zata la fusione a quattro fra alcune Casse rurali della Val di Non: Tuenno, Anaunia, Bassa Anaunia e Tassullo Nanno. Si creerà uno degli istituti più rilevanti della provincia, con oltre 2 miliardi di masse amministra­te, 158 milioni di patrimonio e un Cet 1 intorno al 20%.

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